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Pensioni: a gennaio non c’è stato nessun aumento, duro colpo “che rabbia”

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Bruno Galvan

Pensionati beffati: non c’è stato l’aumento dell’assegno da gennaio 2023 per effetto della rivalutazione. Una beffa che rischia di durare ancora qualche mese.

L’anno nuovo si è aperto subito con una delusione per i pensionati. Con l’inizio del 2023 infatti dovevano scattare gli aumenti di tutte le pensioni per effetto della rivalutazione ed invece non è stato così.

Pensioni alla Posta
Beffa per i pensionati: nessuna rivalutazione a gennaio

Una mazzata di non poco conto che si è abbattuta sui pensionati che si sono ritrovati sul cedolino pensioni il medesimo importo di dicembre. Pensare che il Governo meloni aveva promesso che la perequazione sarebbe stata già in vigore da questo mese. Con l’aumento dell’inflazione i redditi da pensione, ci riferiamo a quelli di fascia basse e media, sono senza dubbio quelli più penalizzati. L’aumento dovrebbe slittare entro marzo e nel frattempo i pensionati dovranno stringere ancora di più la cinghia per arrivare a fine mese. va detto, comunque, che anche con la rivalutazione gli importi delle pensioni attuali resterebbero bassi e non adeguati.

Cosa è la perequazione?

La rivalutazione dell’assegno di pensione consiste nel rivalutare l’importo annuale in base al valore dell’inflazione. il tasso di rivalutazione per il 2023 è stato calcolato dall’Istat sulla base del 7,3%. Va detto che questa percentuale sarà del 5,3% per chi ha già goduto dell’anticipo della rivalutazione nell’ultimo trimestre 2022. Una misura voluta dal Governo Draghi per contrastare il caro prezzi. Nella nuova Legge Bilancio il Governo Meloni ha varato una nuova forma di rivalutazione pensioni. Nel testo è presente anche un nuovo trattamento pensionistico, che prevede la rivalutazione piena per gli assegni fino a 2.100 euro. In questo modo le pensioni minime salgono ad almeno 570 euro nel 2023 e a circa 580 euro nel 2024.

Come evidenzia “Il Sole 24 Ore”, nelle altre fasce si scende poi all’80% per i trattamenti inferiori o pari a 2.625 euro, al 55% per quelli tra 2.626 e 3.150 euro, al 50% tra 3.151 e 4.200 euro, al 40% tra 4.201 e 5.250 euro e al 35% per le pensioni oltre questa ultima soglia. Dal 1° gennaio 2023 verrà perciò chiuso l’attuale schema articolato su tre fasce di reddito per la rivalutazione delle pensioni: 100% per i trattamenti fino a 4 volte il trattamento minimo Inps (circa 525 euro); 90% per quelli superiori a 4 volte e fino a 5 volte il minimo; 75% sulle fasce di importo superiori a 5 volte il minimo.

Pensionato
Pensioni 2023: come cambia l’importo mensile con la rivalutazione

La nuova rivalutazione pensioni del Governo Meloni

A partire dal 2023-2024, il Governo ha deciso di virare su un nuovo sistema di perequazione degli assegni pensionistici. Si vuole premiare i trattamenti al minimo, mantenendo la rivalutazione piena per quelli fino a quattro volte il minimo e tagliare progressivamente gli adeguamenti per gli assegni superiori a questa soglia.

Anche per i prossimi due anni la rivalutazione sarà piena per le pensioni fino a quattro volte il minimo Inps (circa 2.100 euro). Dopo questo importo ci saranno dei tagli. L’adeguamento sarà dell’80% per gli assegni pari o inferiori a cinque volte il minimo. Saranno del 55% per quelli tra cinque e sei volte il minimo mentre del 50% tra sei e otto volte il minimo. La percentuale scende poi al 40% tra otto e dieci volte il minimo e del 35% per le pensioni superiori a 10 volte il minimo (circa 5.250 euro).

 

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