Le pensioni in questo 2023 non vogliono proprio saperne di rimanere tranquille.
Con le ultime circolari dell’INPS si è di nuovo andati incontro a degli importanti cambiamenti in ambito previdenziale, con i nuovi importi derivanti dai calcoli delle ultime rivalutazioni.
Sono arrivate le circolari INPS che chiariscono la situazione attorno agli importi delle pensioni nel 2023. Le 3 circolati uscite negli ultimi giorni mettono in chiaro come, nel 2023, cambieranno gli assegni previdenziali in base a quanto della nuova rivalutazione verrà applicata a ogni pensione. Come già spiegato dal Governo, infatti, le rivalutazioni delle pensioni 2023 non saranno le stesse per tutti. Sono state riconosciute delle fasce di reddito che danno diritto a una certa percentuale di rivalutazione delle pensioni, che ricordiamo essere fissata al 7,3%. Per una questione di costi della riforma pensionistica, il Governo ha deciso di avvantaggiare le fasce di reddito più basse, andando mano a mano ad applicare percentuali sempre più basse di rivalutazione con la crescita del reddito dei pensionati.
La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto la rivalutazione delle pensioni per il 2023 con tutte le sue regole di applicazione. Tuttavia, con la circolare dell’INPS di gennaio, la cosa diventa ufficiale e a disposizione di tutti. Partiamo con le nuove fasce di reddito che permettono l’applicazione della rivalutazione, aumentate dalle precedenti 3 alle attuali 6 dall’intervento del Governo Meloni.
Le nuove fasce di rivalutazione, vediamo cosa cambia rispetto al passato
Le nuove fasce di rivalutazione assegnano percentuali di rivalutazione alle pensioni in questo modo:
- 100% della rivalutazione per gli assegni fino a 4 volte l’assegno minimo INPS, pari a 2.100 euro lordi al mese;
- 85% della rivalutazione per gli assegni fino a 5 volte l’assegno minimo INPS, pari a 2.626 euro lordi al mese;
- 53% della rivalutazione per gli assegni fino a 6 volte l’assegno minimo INPS, pari a 3.150 euro lordi al mese;
- 47% della rivalutazione per gli assegni fino a 8 volte l’assegno minimo INPS, pari a 4.200 euro lordi al mese;
- 37% della rivalutazione per gli assegni fino a 10 volte l’assegno minimo INPS, pari a 5.250 euro lordi al mese;
- 32% della rivalutazione per gli assegni superiori a 10 volte l’assegno minimo INPS.
A tratte maggiormente vantaggio da questa nuova rivalutazione saranno quindi i pensionati con redditi minori. Per quelli con redditi più alti la rivalutazione sarà decisamente più contenuta. I portavoce del Governo hanno chiarito che questa è stata una decisione presa in seguito ai calcoli sui costi totali della riforma pensionistica. Considerando che avrebbero comunque dovuto contenere i costi per poter provvedere anche ad altre misure altrettanto importanti, il Governo ha deciso di dare priorità alle fasce di reddito meno alto.
Gli altri interventi della Legge di Bilancio
Altre misure sono state applicate tramite la Legge di Bilancio 2023 per quanto riguarda le pensioni. Una particolarmente importante è la misura che ha permesso l’aumento delle pensioni minime. Non si tratta di un aumento incredibile come quello promesso da Forza Italia durante la campagna elettorale, ma le pensioni minime saranno comunque alzata a 600 euro al mese. Considerando che, anche con la rivalutazione del 7,3%, avrebbero raggiunto soltanto i 525 euro al mese, è una buona notizia per tutte le persone che ne usufruiscono.