Reddito di Cittadinanza. Con l’arrivo del nuovo anno e, soprattutto, del nuovo esecutivo di centro – destra a guida Giorgia Meloni inizia la trasformazione della misura pentastellata. In che modo?
Il Reddito di cittadinanza cambia, eccome. Il nuovo governo presieduto da Giorgia Meloni sta preparando una via d’uscita non proprio indolore alla misura fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle. In questo 2023 vi saranno sostanziali cambiamenti di linea, mentre dal 2024 il sostegno a chi ha più bisogno avrà nome e modalità assai diverse.
Già quest’anno, però, il sostegno verrà modificato e sarà decisamente più “duro” incassarlo, per lo meno per una parte dei percettori. Ma come cambia il Reddito di cittadinanza in questo primo anno dell’esecutivo di centro – destra?
Reddito di cittadinanza, si cambia
Non è certo il nuovo anno ad aver influito sui profondi cambiamenti che riguarderanno il reddito di cittadinanza. Che la misura contro la povertà e a favore dell’inclusione sarebbe stata trasformata lo si è appreso un istante dopo il risultato elettorale del 25 settembre scorso. Non tanto la vittoria della coalizione di centro – destra, quanto la straripante vittoria di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia ha celebrato il “De profundis” alla misura pentastellata, anch’essa figlia di un’altra straripante vittoria elettorale, quella del 4 marzo 2018.
La neo premier non ha mai nascosto la sua appassionata avversione verso il sostegno del Movimento 5 Stelle, ritenuto troppo blando ed imperfetto per la parte dedicata all’inserimento dei percettori del reddito nel mondo del lavoro. E su questo aspetto il suo esecutivo ha lavorato, cercando di migliorare lì dove, secondo la premier e la maggioranza che la sostiene, ha miseramente fallito il Movimento guidato oggi dall’ex premier, Giuseppe Conte.
Dovremo attendere ancora qualche settimana per conoscere, e comprendere, la nuova linea che l’esecutivo di centro – destra intende imporre al reddito di cittadinanza. Le novità, infatti, saranno contenute all’interno del cosiddetto “Decreto lavoro”. Ed è in quel momento che si capirà meglio la questione riguardante l’offerta di lavoro che non si potrà rifiutare pena la perdita immediata del sussidio. Alcune novità sul reddito di cittadinanza sono invece note da tempo.
Novità
Per coloro che possono lavorare, i cosiddetti “occupabili”, che sono circa 1/3 dei percettori del reddito, potranno riceverlo soltanto per 7 mensilità nell’arco del 2023. Il rifiuto della prima offerta di lavoro non congrua porta all’immediata interruzione del sostegno. Per coloro che hanno un’età compresa fra i 18 ed i 29 anni e che non hanno concluso le scuole dell’obbligo dovranno, a loro volta, frequentare corsi formativi pena, anche in questo caso, l’interruzione della misura.
Per quanto riguarda la quota relativa all’affitto, questa sarà versata direttamente ai proprietari. L’intenzione dell’esecutivo Meloni è chiara, no ad un sussidio, si ad un’opportunità concreta di lavoro, qualunque esso sia. A parole sembra facile. Anche per gli occupabili che hanno tra i 18 ed i 59 anni, i quali però non abbiano familiari disabili, minori o persone a carico con almeno 60 anni di età, il sostegno varrà soltanto per 7 mensilità.
Dal 2023, in caso di rifiuto della prima offerta di lavoro, perderanno il beneficio e dovranno, obbligatoriamente, frequentare un corso di formazione o di riqualificazione professionale. Da ciò che è dato sapere al momento per quanto attiene il tema delle offerte di lavoro ai percettori non muterà di molto il criterio della territorialità. Cosa significa esattamente? Un percettore del reddito potrà rifiutare un breve lavoro in una località eccessivamente distante dalla sua residenza. Ad esempio un residente in Calabria potrà rifiutare un lavoro che lo vedesse impegnato soltanto pochi giorni in Piemonte. Tale rifiuto non comporterà l’immediata decadenza del sostegno.