Quello sul guadagno in nero è uno dei controlli più importanti e ricorrenti che fa l’Agenzia delle Entrate nei confronti di un’attività. A seconda di come si presentano i conti, l’Agenzia può decidere di indagare un’attività per lavoro in nero, quindi quantificare il ricavato illecito e procedere con le sanzioni. Come avviene tutto questo?
Conoscere come l’Agenzia delle Entrate quantifica il lavoro in nero di un’azienda serve soprattutto per capire come funzionano le sanzioni fiscali. L’Agenzia delle Entrate, infatti, dopo aver indagato su un’attività e quantificato le eventuali entrate in nero, applica le sanzioni proprio in base a quanto sono alte tali entrate. Capire come vengono quantificate le entrate in nero vuol dire sapere in anticipo quali sanzioni vengono applicate e per quale importo. Partiamo col dire che l’Agenzia delle Entrate, e lo Stato in generale, adotta la filosofia del “fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio”.
Tradotto, questo significa che se l’Agenzia delle Entrate rileva tramite i suoi controlli un qualche problema nei conti di un’attività e pensa che ci siano dei guadagni in nero, sta all’indagato dimostrare con prove che in realtà i conti sono puliti. Questo perché il titolare dell’attività è sempre tenuto ad avere sotto mano tutti i documenti inerenti alla propria attività, che ne riportano entrate, spese, e ogni altro aspetto finanziario.
Indagini e quantificazioni, come si svolge l’operazione dell’Agenzia delle Entrate
La prima cosa che l’Agenzia delle Entrate fa quando si accinge a compiere i suoi controlli è controllare le entrate e le uscite di una attività. Questo può essere fatto con un controllo sui conti corrente del titolare e dell’attività stessa, confrontandone i movimenti bancari con la dichiarazione dei redditi fatta dal titolare e tutti i documenti inerenti all’impresa. Qui va fatta una digressione riguardo la diversificazione di trattamento tra professionisti e imprenditori. Nel caso dei primi, infatti, versamenti e bonifici sul conto corrente sono considerati reddito imponibile, mentre per i secondi ogni importo versato o prelevato dal conto corrente è considerato una operazione imponibile.
In particolare, se c’è di mezzo una vendita, l’Agenzia delle Entrate cerca il ricarico applicato dal commerciante in modo da capire se è presente o meno del guadagno in nero. Nel caso sia trovato qualche conto sospetto, sta al titolare o al professionista in questione andare a dimostrare che i suoi conti sono puliti e che non c’è stata nessuna operazione illegittima o tasse evase.
Le sanzioni per il guadagno in nero
Qualora il titolare dell’impresa non riuscisse a fornire le prove necessarie e chiarie di dubbi dell’Agenzia delle Entrate, possono scattare le sanzioni. La sanzione varia a seconda della durata dell’impiego in nero. Fino a 30 giorni di lavoro in nero, la sanzione va da 1.500 a 9.000 euro per ogni lavoratore irregolare. Da 31 a 60 giorni, invece, la sanzione si alza andando da 3.000 a 18.000 euro per ciascun lavoratore. Oltre i 60 giorni di lavoro in nero, l’imprenditore deve pagare da 6.000 a 36.000 euro di sanzione per ciascun lavoratore.
Oltre a questo, il lavoratore che è stato pagato in nero può far causa all’azienda in sede di tribunale civile. In questo caso l’imprenditore dovrà anche pagare una sanzione da 100 a 500 euro per ogni lavoratore, più un risarcimento corrispondente alla differenza retributiva, le indennità non pagate, il TFR e l’eventuale risarcimento per il licenziamento illegittimo.