Nonostante il parere contrario della Commissione Europea, il Governo ha deciso di procedere avanti con le riforme delle pensioni anticipate.
Nel 2023 sarà possibile andare in pensione in anticipo anche di 7 anni se si hanno i requisiti adatti. Nei casi migliori ci si potrà ritirare ad appena 60 anni e con 35 anni di contributi. Ecco come funziona il regime sperimentale.
Ci sono alcune misure di pensionamento anticipato che sono state trasposte nel 2023 così come erano state nel 2022. L’Ape Sociale, ad esempio, è stata trasporta nel 2023 esattamente come era l’anno scorso, con i requisiti fissi a 63 anni di età anagrafica e 36 anni di contributi per la pensione anticipata. Ci sono, tuttavia, altre misure che hanno subito delle modifiche al passaggio dell’anno. Una di queste è Opzione Donna, una misura di pensionamento anticipato pensata esclusivamente per il sesso femminile e che ha avuto un discreto successo negli anni passati.
Nel 2022 Opzione Donna permetteva alle lavoratrici di andare in pensione a 60 o 61 anni di età, dipendentemente dal fatto che la lavoratrice in questione fosse dipendente o autonoma, e con 35 anni di contributi versati. Nel 2023, invece, la differenziazione delle possibilità delle lavoratrici sarà un po’ diversa, per una platea più larga di potenziali lavoratrici che rientrano nella misura, ma anche delle condizioni maggiormente limitanti. Uno dei punti fondamentali di questa nuova Opzione Donna sarà infatti la presenza di figli nel nucleo familiare della lavoratrice in questione. Per chi ha un figlio, infatti, potrebbe esserci la possibilità di andare in pensione addirittura a 59 anni, mentre per chi ne ha più d’uno, a 58 anni.
Nuova Opzione Donna, come funzionano le fasce di tutela
La prima, fondamentale differenza tra la precedente incarnazione di Opzione Donna e quella di quest’anno è la presenza delle fasce di tutela. Se in circostanze normali la misura funziona esattamente come faceva l’anno scorso, quindi con la possibilità di pensionamento a 60 anni con 35 anni di contributi, questo non vale per le lavoratrici all’interno di una delle 4 fasce di tutela. In questo caso esiste l’opzione di andare in pensione anticipata a 58 anni a prescindere dalla presenza di figli. Le quattro fasce di tutela sono le seguenti:
- se la lavoratrice è invalida civile almeno per il 74%;
- se la la lavoratrice è caregiver;
- se è disoccupata;
- se la lavoratrice ha il proprio lavoro a rischio perché l’azienda per cui lavora ha avviato le procedure di crisi aziendale.
Discussione ancora attiva, per avere un quadro completo bisognerà attendere
Per quanto si abbiamo già le idee piuttosto chiare su come si configurerà la nuova Opzione Donna 2023, ci sono ancora dei punti da chiarire. Si aspetta, infatti, un comunicato ufficiale dell’INPS che spieghi meglio come funzionerà precisamente la nuova misura. Uno dei problemi più discussi attorno a tutte le misure di pensionamento anticipato sono i loro costi molto alti, e Opzione Donna non fa eccezione.
L’INPS ha più volte fatto notare come queste misure rischino di minare enormemente i fondi statali e la possibilità di anticipare ancora il pensionamento di alcune lavoratrici potrebbe aggravare ancora di più la situazione. Ad essere confermati sono due fatti importanti. Il primo è che i requisiti per la pensione con Opzione Donna devono essere maturati entro la fine del 2022. Il secondo è che la prestazione di Opzione Donna sarà inclusa nella lista di prestazioni a cui sarà applicata la rivalutazione del 7,3% nel 2023.