Gli stipendi nel 2023 aumenteranno per tutti i lavoratori grazie al taglio del cuneo fiscale che darà buste paga sicuramente molto più ricche di un anno fa.
L’aumento del tasso d’inflazione sta avendo effetti negativi sugli stipendi dei lavoratori italiani. La riduzione del potere d’acquisto è un problema non di poco conto.
I consumi sono in picchiata, molte famiglie monoreddito hanno dovuto modificare il loro paniere di beni. Altre invece hanno attinto dai risparmi in banca ma con il rischio molto concreto di indebitarsi nel medio lungo periodo. Uno spunto interessante sulla differenza tra salari in Italia e nel resto d’Europa ce lo dà Eurostat. La paga oraria media lorda nel 2021 è stata di 15,55 euro contro i 16,9 euro dell’area Euro, i 19,66 della Germania e i 18,01 della Francia. La paga mensile lorda lo stesso anno è stata 2.520 euro in Italia, nell’area Euro di 2.825 euro, in Germania di 3.349 e in Francia di 2.895. Quella annua è pari a 34.792 euro in Italia, 38.559 euro nell’area Euro, 44.933 in Germania, 37.956 in Francia.
Secondo Job Pricing nel 2020 i salari italiani erano al 25esimo posto su 36 Paesi, pari all’80% della retribuzione media OCSE. Con la premessa che tutti i dati precedenti sono espressi in parità di potere d’acquisto, da rimarcare che la differenza tra la retribuzione contrattuale e quella di fatto è piuttosto bassa: 2,3% nel 2020.
Nella nuova Legge di Bilancio 2023 è previsto il taglio del cuneo fiscale che comporterà un aumento degli stipendi. Il disegno di legge finanziaria 2023 nella versione approvata dal Governo il 21 novembre incrementava al 3% per il 2023 il taglio della quota dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti pubblici e privati. La platea dei beneficiari era fissata ai dipendenti con retribuzione imponibile mensille 1.538 euro (20mila euro annui). La versione definitiva prevede per la stessa percentuale di sconto, una soglia di accesso maggiore fissata a 1923 euro mensili (25mila euro annui). Viene confermato il il taglio del 2% sui contributi dovuti sulle retribuzioni fino a 35mila euro annui (2.692 euro mensili).
In base a quanto è stato approvato nella Legge di Bilancio gli aumenti di stipendio risultano essere irrisori ed inadeguati. Per intenderci si va da aumenti che partono da 10 euro fino a 19 euro. Un importo che non solo non può bastare ad aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori ma che sa molto di presa in giro. Questo perchè a beneficiare del taglio cuneo fiscale sembrano essere solo le imprese che vedono detassate alcune voci in busta paga.
Servono sicuramente misure più incisive e concrete per ridare slancio al lavoro in Italia. Se a questo aggiungiamo un altro problema che vede laureati ripiegare verso lavori più umili vuol dire regredire ancora di più economicamente. Quando accadono queste ‘anomalie’ vuol dire che il Paese perde potenziale economico. Un segnale totalmente negativo che andrebbe in qualche modo tamponato con creazioni di posti di lavoro in base ai livelli d’istruzione adeguati. Quindi in buona sostanza va bene il taglio del cuneo fiscale ma non illudiamoci possa essere la soluzione definitiva per sostenere gli stipendi dei lavoratori italiani. Il Governo ha ancora molto da fare.
Sempre di corsa? Ti capisco, ma ho un trucco che può aiutarti a liberare tempo…
La pressione fiscale in Italia è uno degli argomenti più discussi e sentiti sia da…
L’assicurazione auto è una polizza di responsabilità civile che i proprietari di un autoveicolo devono…
Sicuramente avrete sentito parlare della fine del Mondo in termini di città più a Sud,…
Reduce da un enorme successo agli Oscar, Oppenheimer si è portato casa diverse statuette, tra…
Organizzare una cerimonia di matrimonio tradizionale, al giorno d’oggi, può rappresentare una vera e propria…