Molti si chiedono se i cococo abbiano diritto alla pensione.
Purtroppo in Italia il mondo del lavoro è durissimo ed ingiusto. Accanto a professionisti affermati che guadagnano 20.000 euro al mese o a professori universitari che guadagnano €10.000 al mese c’è una folla di cittadini disperati che non riesce ad avere la stabilità di un posto fisso e che si spacca la schiena tutti i giorni per un tozzo di pane.
La rabbia dei lavoratori precari italiani oramai è veramente esplosiva e non sorprende che su internet ma anche nelle piazze sia dilagando la protesta per avere il reddito di base universale. Questa protesta oramai è un vero e proprio “incendio” civile e composto e tutti richiedono con forza questo assoluto diritto dell’essere umano. I cococo purtroppo sono tra i lavoratori meno tutelati in assoluto.
Si può un domani sperare di avere una pensione dopo una vita passata a fare delle semplici collaborazioni? Questo è possibile purché si sia iscritti alla gestione separata e si siano versati i contributi. Tra l’altro i collaboratori possono anche riscattare alcuni periodi e pagare anche una contribuzione volontaria in modo tale da poter poi avere la pensione. L’accredito dei contributi si basa proprio sul minimale del reddito.
Per il 2022 il minimale del reddito è stato di 16.243 euro. Ma che cosa succede se alla fine dell’anno il minimale non venga raggiunto? Se il minimale alla fine dell’anno non viene raggiunto diminuisce proporzionalmente il numero dei mesi accreditati.
Ma anche i collaboratori che hanno svolto la loro attività prima della nascita della gestione separata e cioè prima del gennaio 1996 hanno comunque diritto di riscattare fino ad un massimo di cinque annualità purché siano completamente vuote dal punto di vista contributivo.
I cococò sono tenuti ad iscriversi alla gestione separata dell’INPS. Questa iscrizione alla gestione separata può avvenire sia autonomamente utilizzando lo SPID ma anche contattando l’INPS al contact center dedicato oppure lasciando fare tutto al patronato ma è sempre molto importante scegliere il patronato giusto.
Infatti alcuni patronati sono molto abili nel fare tutte le pratiche per bene mentre altri sono negligenti e confusionari e quindi se ci si rivolge al patronato è veramente importante scegliere quello giusto e se si siano brutte sorprese è meglio cambiarlo. La contribuzione viene ripartita nella misura di un terzo a carico del collaboratore e di due terzi a carico del committente.
Per i collaboratori l’aliquota di invalidità vecchiaia e superstiti è al 33%. La base imponibile su cui calcolare le percentuali è quella che risulta da tutte le somme percepite dai collaboratori persino sotto forma di erogazioni liberali. Il contributo è dovuto nel limite del massimale imponibile che attualmente vale 105 euro circa quindi ogni mese il committente deve denunciare all’INPS tutte le informazioni necessarie al calcolo dei contributi.
Il committente cioè colui il quale si avvale delle prestazioni occasionali del co.co.co deve versare completamente la cifra corrispondente al contributo totale relativa ai contributi. Quindi è proprio a carico del committente l’onere di versare entro il giorno 16 del mese successivo a quello del pagamento l’intero totale dei contributi relativi al collaboratore attraverso il modello F24.
Se per qualsiasi motivo il cococo non riesce a trovare nuove collaborazioni ha la possibilità di chiedere di proseguire l’iscrizione alla gestione separata con l’autorizzazione alla contribuzione volontaria.
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