In campagna elettorale il centrodestra con Berlusconi aveva promesso di portare le pensioni minime a mille euro. Dall’1 gennaio 2023 le cose sono cambiate ma non per merito del Governo.
L’argomento pensioni resta al centro del dibattito politico. Il Governo di centrodestra aveva promesso in campagna elettorale di aumentare le pensioni minime portandole a 1.000 euro.
In particolare, a rilanciare questa proposta, è stato Silvio Berlusconi il quale già nelle precedenti campagne elettorali aveva annunciato questo provvedimento. Al di là della propaganda, la verità è che allo scoccare dell’1 gennaio 2023 nessuna pensione minima ha avuto un ritocco dell’importo fino alla cifra promessa. L’unico aumento reale sul cedolino mensile della pensione si è avuto solo per la perequazione. Nello scorso mese di novembre, l’ex esecutivo Draghi aveva anticipato la perequazione al 2% per contrastare il caro vita e di conseguenza l’inflazione. La misura non era per tutti ma solo per alcune tipologie di pensioni. Dall’ 1 gennaio 2023 la perequazione al 7,3% è obbligatoria per tutti gli assegni. Chi ha beneficiato in precedenza dell’anticipo del 2% percepirà ovviamente la differenza.
Rivalutazione assegno pensione 2023
La rivalutazione delle pensioni si applica a tutti i trattamenti pensionistici erogati dalla previdenza pubblica. L’aumento non si applica allo stesso modo per tutte le pensioni, ma dipende dall’importo del trattamento che il pensionato riceve. In questo momento il sistema si basa su tre scaglioni, e la rivalutazione viene applicata al:
- 100% dell’inflazione, ovvero in misura piena, per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo (corrispondente nel 2022 a 525,38 euro);
- 90% dell’inflazione per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il trattamento minimo;
- 75% dell’inflazione per le pensioni oltre 5 volte il trattamento minimo.
Oltre alla revisione degli scaglioni, sempre per il biennio 2023-2024 tredicesime comprese, è riconosciuto alle pensioni di importo inferiore o uguale al trattamento minimo INPS un ulteriore aumento pari a:
- 1,5% per il 2023;
- 2,7% per il 2024.
In sintesi, l’importo della pensione minima INPS sarà pari a:
- 570 euro nel 2023;
- 580 euro nel 2024.
Inoltre, grazie a un emendamento alla Manovra, per i titolari di trattamenti pensionistici di età pari o superiore a 75 anni, e solo per il 2023, si applica un ulteriore aumento del 6,4%, portando la pensione minima a 600 euro.
Pensioni minime da 1.000 euro
Il sogno berlusconiano di portare le pensioni minime subito a 1.000 euro resterà tale. Almeno per tutto il 2023. Mancano le coperture finanziarie per poter dare vita a questa manovra. In questo momento le casse dello Stato sono tutt’altro che in grado di sostenere questa misura economica. Inoltre bisognerà capire quali saranno le azioni del Governo per quanto riguarda il tema età pensionabile, contributi e INPS. Ad oggi la spesa maggiore per lo Stato, in termini di spesa pubblica, resta proprio il pagamento delle pensioni. L’Italia c’è poi anche il problema legato all’età media dei posti di lavoro. Il mancato turn over porta ad avere lavoratori sempre più anziani e talvolta poco efficienti specialmente nel settore pubblico dove si sta avendo un forte grado di digitalizzazione. Serve una svolta vera e concreta. Gli spot elettorali siano messi da parte. L’Italia necessita di una riforma del sistema pensionistico per evitare di default totale dell’intero sistema.