Con i nuovi controlli di INPS tanti professionisti possono finire nei guai e cerchiamo di capire che cosa sta succedendo.
L’INPS nei mesi di dicembre e di gennaio 2023 sta effettuando dei controlli a tappeto sui contributi versati e tanti contribuenti sono oggettivamente a rischio. Già in questi giorni possono cominciare ad arrivare le cartelle ai professionisti che non hanno pagato i contributi oppure che non hanno pagato i contributi in linea con quello che chiedeva l’INPS.
La cosiddetta operazione Poseidone è proprio quell’operazione che l’Inps sta mettendo in campo per recuperare tutti quei contributi che i professionisti non hanno versato o che hanno versato in modo non corretto. L’operazione Poseidone è un’operazione di cui si sta parlando tanto e adesso arrivano le prime comunicazioni INPS. Il punto è che oltre ai contributi non versati gli interessati dovranno pagare anche una sanzione e la mora.
Controlli a tappeto sui contributi: come funzionano
L’operazione Poseidone viene effettuata dall’INPS ogni anno a partire dal 2010. Con questa operazione l’INPS va proprio a verificare analiticamente tutti i contribuenti che non hanno versato i contributi. Ma adesso questa stangata arriva proprio per i contributi non versati riferimento al 2016. Quindi tutti i professionisti che non hanno versato così correttamente i contributi relativi all’anno 2016 si vedranno recapitare proprio in questi giorni gli avvisi di pagamento.
Ad essere particolarmente nel mirino sono proprio i professionisti e comunque sia i soggetti iscritti alla gestione separata che hanno prodotto reti da arte o da professione nel 2017. Come detto bisogna quindi versare tutti i contributi non versati ma ci sono anche le sanzioni che oscillano dal 30% al 60%.
Dilazione e maggiorazione
Il problema è che queste cifre possono essere anche dilazionate; però se vengono maggiorate perché dilazionate nel tempo sicuramente si avrà più tempo per pagare ma sostanzialmente poi si dovrà pagare di più. Ricordiamo che il termine di prescrizione per i contributi previdenziali è proprio di cinque anni.
Però durante la pandemia ha operato una sospensione che ha fatto proprio sì che l’Inps ha più tempo per richiedere indietro i contributi non versati. Quindi se è vero che la prescrizione rimane sempre di 5 anni è vero anche che questi cinque anni hanno smesso di scorrere per tutto il periodo della pandemia e quindi questo proprio per i professionisti risulta un grosso problema.
Con la sospensione COVID, l’INPS ha più tempo per i controlli
Sostanzialmente la sospensione ha operato da febbraio a giugno 2020 e poi da dicembre 2020 a giugno 2021. Proprio in virtù di questo l’INPS è molto più tempo per richiedere indietro i soldi dei contributi e quindi oggi queste richieste di soldi indietro possono arrivare per tantissimi professionisti iscritti alla gestione separata.
Ma molti professionisti in questo periodo rischiano di non farcela con questa dura situazione economica e tornano con forza le proteste di chi chiede uno stato sociale che soccorra chi finisce in difficoltà.