RdC, il reddito di cittadinanza ha attraversato le forche caudine dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, sua acerrima nemica. Ne è uscito drasticamente ridimensionato.
In questo momento non si può non pensare alle elezioni politiche del 2018. Al trionfo del Movimento 5 Stelle ed alla gioia incontenibile del suo creatore, Beppe Grillo. Non si può fare a meno di pensare alla soddisfazione di vedere concretizzarsi, sotto i propri occhi, quel progetto chiamato Reddito di cittadinanza.
Meno di quattro anni dopo della misura pentastellata, creata per combattere la povertà e favorire l’inclusione, non rimangono che poche briciole sapendo, oltretutto, che il prossimo sarà il suo ultimo anno di vita. L’esecutivo di Giorgia Meloni lo terrà in vita ancora per il 2023, facendogli, però, già perdere tanto del suo “peso”.
“Ogni promessa è debito”, avrà pensato la premier Giorgia Meloni. E avrà ripercorso con la memoria i suoi innumerevoli comizi dove tra le altre cose, non dimenticava mai, ma proprio mai, di attaccare il reddito di cittadinanza. La misura voluta dal Movimento 5 Stelle, all’indomani della vittoria elettorale del 2018, per combattere la povertà e favorire l’inclusione, non è mai stata digerita dall’attuale Presidente del Consiglio. E se per il 2023 sarà necessario tenerlo ancora in vita, occorrerà renderlo il meno dispendioso possibile.
E così è stato. La premier ha introdotto una nuova regolamentazione sulla misura pentastellata che si può senz’altro definire come un drastico ridimensionamento. Per i 2/3 dei beneficiari non cambierà assolutamente nulla, ovvero per coloro che hanno all’interno del proprio nucleo familiare invalidi, minorenni o persone con età superiore ai 60 anni. Per gli altri, invece, aumenteranno gli obblighi e, parallelamente, il rischio di perdere il sussidio. Dal 2023 diminuirà anche la durata della misura, che si accorcerà, quasi dimezzandosi, arrivando a coprire solamente le prime sette mensilità.
Diventa obbligatorio accettare la prima offerta di lavoro, pena la perdita della misura. Così come diventa obbligatorio frequentare i corsi di formazione per non rischiare, anche in questo caso, la perdita del sussidio. Ma come si dovranno regolare i beneficiari del reddito di cittadinanza riguardo la frequentazione dei corsi di formazione indispensabili per poter continuare a ricevere il sostegno?
I corsi di formazione diventano un passaggio fondamentale nella revisione della misura attuata dalla premier Giorgia Meloni e dal suo esecutivo. Ed alla domanda: Chi dovrà poi cercare il corso di formazione per il beneficiario del reddito di cittadinanza? Si può rispondere che, in linea teorica, potrebbero essere gli stessi beneficiari del sostegno a cercare il corso che ritengono più idoneo ai loro interessi. Ovviamente, però, si dovrà trattare di un corso formativo regolarmente riconosciuto.
Il beneficiario del reddito di cittadinanza, abile al lavoro, dovrebbe poi firmare il patto di lavoro al centro dell’impiego. A quel punto sarà lo stesso centro per l’impiego ad indicare all’interessato quali corsi dovrà seguire per non vedere decadere l’assegnazione della misura di sostegno. Per farsi un’idea precisa di quanto la premier Giorgia Meloni avversasse la misura pentastellata, basta soltanto osservare nel dettaglio quanto l’abbia inasprita e resa pressoché simile ad una strada obbligata da percorrere in una sola direzione. La sua.
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