Ormai gli esperti delle pensioni non hanno più dubbi, il piano del Governo è proprio quello di arrivare alla quota 41 per tutti.
Ma la quota 41 per tutti è una misura pesantissima da ogni punto di vista e non si sarebbe potuta attuare subito. Proprio per questo nel 2023 arriva la quota 103 e poi progressivamente cambia tutto per le pensioni ma i problemi non mancano. Cerchiamo di capire che cosa sta succedendo. La riforma delle pensioni del 2023 e anche quella del 2024 sono soltanto delle riforme ponte.
La riforma strutturale delle pensioni tarderà ad arrivare e quindi i lavoratori che devono andare in pensione devono capire bene che cosa sta succedendo. Quota 103 avrà vigore soltanto nel 2023 ma durerà soltanto un anno. Infatti alla fine del 2023 la quota 103 cesserà di avere vigore. Con il 2024 arriva una quota 41 ibrida.
Come si arriva alla quota 41
Ma la quota 41 secca arriverà soltanto tra anni. Il governo deve cercare di non far saltare le casse dell’Inps che sono costrette a spese abnormi. Quindi entro la fine della legislatura ovverosia entro il 2025 o il 2026 arriverà la famosa quota 41. Stiamo parlando della quota 41 secca. Quindi con la quota 41 secca si potrà andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, invece la quota 103 che entrerà in vigore proprio nel 2023 prevede 62 o 63 anni come requisito anagrafico.
Questo significa che per il 2023 entrerà in campo la quota 103 e si potrà andare in pensione soltanto a 62 anni o a 63 anni ma arrivano anche gli sconti contributivi per le lavoratrici madri. Quindi per le lavoratrici madri ci dovrebbero essere degli aiuti dal punto di vista contributivo ma il vero rebus è quello della quota 103 e di come progressivamente si trasformerà nella quota 41 secca.
Un processo graduale, ma da capire
Con la quota 41 secca in sostanza tra qualche anno si potrà andare in pensione all’età che si vuole senza paletti anagrafici ma i contributi dovranno essere pari proprio a 41 anni e quindi sostanzialmente tantissimi lavoratori si troveranno in forti difficoltà. Infatti la polemica più forte nei confronti della quota 41 è proprio quella per la quale nel mondo del lavoro di oggi così precario arrivare ad avere 41 anni di contributi è difficilissimo.
Quindi tantissimi lavoratori italiani si troveranno concretamente a non poter scegliere questa uscita dal lavoro anticipata. Quindi molti sostengono che in realtà la classica pensione a 67 anni e 20 anni di contributi resterà comunque sia la via preferenziale o meglio la via obbligata per la maggior parte degli italiani.
I problemi di tanti lavoratori
Ma staremo a vedere come il governo effettivamente nei prossimi anni si avvicinerà a questa quota 41 secca e quanti italiani concretamente potranno richiederla per andare in pensione in maniera anticipata. Ma il vero allarme è per quei tanti italiani che purtroppo in pensione rischiano di non andarci mai a causa si una vita lavorativa troppo precaria o troppo spesso in nero. I lavoratori poveri o in nero in Italia sono tantissimi e quindi le pensioni per costoro rischiano di essere un miraggio.