Con il governo Meloni le pensioni sono diventate un tema molto importante.
Dal 2023 cambia tutto sulle pensioni e cerchiamo di capire queste profondissime novità. Teoricamente con la fine del 2022 le varie uscite comode dal mondo pensionistico avrebbero dovuto terminare e di conseguenza sarebbe dovuta ritornare la legge Fornero.
Ma ormai sappiamo qual è l’impianto delle pensioni del 2023 voluto da Giorgia Meloni e proprio per questo si possono fare le prime valutazioni e scoprire che se alcune vie d’uscita dal lavoro sono effettivamente comode e convenienti altre decisamente non lo sono. Con il 2023 parte la nuova quota 103. La quota 103 è una misura molto voluta dalla nuova maggioranza e sostanzialmente va a rimpiazzare la quota 102.
Le tante novità non sono tutte convenienti
Infatti la quota 102 finisce proprio a dicembre. Proprio da gennaio parte la quota 103. Secondo gli esperti la quota 103 non è altro che una quota 41 estesa a tutti. Tuttavia questa quota 41 per tutti chiamata quota 103 non è detto che convenga a tutti. Di questa quota 103 si sta parlando veramente tantissimo e quindi è il caso di analizzare approfonditamente per chi può essere conveniente e per chi invece può non esserlo.
Partiamo subito da una considerazione di fondo: la quota 103 così come le altre misure simili chiedono sempre tantissimi anni di contributi ma nel duro mondo lavorativo di oggi collezionare gli oltre 40 anni di contributi richiesti da queste misure appare veramente poco realistico. Per i lavoratori che hanno qualche anno di più forse è più semplice arrivare agli oltre 40 anni di contributi ma per chi sia più giovane è decisamente poco verosimile.
Cerchiamo di capire questo meccanismo
Anche perché andando più in profondità ci dobbiamo rendere conto che la quota 103 chiede proprio di raggiungere 41 anni e 10 mesi di contributi oppure 42 anni e 10 mesi di contributi. La quota 103 non è altro che la quota 41 con un paletto anagrafico a 62 anni.
Inizialmente le parti sociali si sono dette soddisfatte di questo paletto anagrafico a 62 anni ma il problema è che questa quota ha tutti i limiti della quota 100 e della quota 102 ma pone anche tanti problemi e questi problemi stanno emergendo proprio adesso. I dipendenti pubblici con la quota 103 avranno una durissima stangata.
In realtà è sconveniente
Infatti se il dipendente pubblico va in pensione con la quota 103 si aspetterebbe di ricevere il tfs. Invece non è così perché chi sceglie la quota 103 non potrà avere il tfs subito ma dovrà aspettare almeno sei anni. Quindi il ricco tfs non lo si potrà avere al momento dell’uscita dal lavoro con quota 103 ma bisognerà attendere proprio i classici 67 anni e la classica pensione ordinaria.
Quindi decisamente non è qualcosa di così positivo. Ma anche per chi vuole lavorare dopo la pensione la quota 103 pone dei seri vincoli. Soltanto il lavoro occasionale entro i 5.000 euro è ammissibile con la quota 103 ma altre forme di lavoro non sono ammissibili. Insomma decisamente la quota 103 non sembra allettante come appariva in un primo tempo e molti stanno sostenendo che questa quota 103 concretamente sarà scelta da ben pochi lavoratori.