La questione delle pensioni è sempre più calda e le polemiche si sprecano. Innanzitutto l’idea di far andare in pensione con Opzione donna a seconda del numero dei figli sta suscitando un mare di polemiche ma adesso arriva anche la questione dei tagli.
Con un’inflazione del 12% le pensioni dovrebbero aumentare del 12%, ma le cose secondo quanto comunicato dal governo Meloni staranno in modo molto diverso e per i pensionati ci sono novità da capire. Innanzitutto bisogna distinguere tra la riforma delle pensioni che riguarda chi dovrà andare in pensione nel 2023 da quella che riguarda le pensioni che sono già erogate ai pensionati italiani.
Per quanto riguarda tutti quei lavoratori che si troveranno ad andare in pensione nel 2023 le cose ormai sembrano abbastanza chiare. Alla quota 102 che finisce quest’anno succederà la quota 103 e ape sociale ed opzione donna saranno prorogate anche all’anno prossimo. Quindi per quanto concerne tutti quei lavoratori che andranno in pensione nel 2023 le cose sono relativamente chiare.
Taglio a 3 milioni di pensionati
Diciamo relativamente perché effettivamente ancora non si è proprio la chiarezza definitiva e alcune cose potrebbero cambiare. Le pensioni del 2023 potrebbero essere vantaggiose per alcuni ma potrebbero essere una stangata per altri. Mentre tanti lavoratori speravano gli scivoli comodi che consentissero di uscire dal lavoro già 62 o 63 anni ormai si è chiarito che questi scivoli di comodo hanno ben poco perché richiedono una quantità di contributi veramente esorbitante.
Ma la vera questione è quella dell’aumento delle pensioni. Come dicevamo con un’inflazione a 12%, l’unico modo per far avere di nuovo i pensionati il potere d’acquisto perduto era proprio quello di un aumento delle pensioni di pari aliquota cioè proprio del 12%. Ma il ministro Giorgetti ha fatto sapere che la perequazione delle pensioni in realtà sarà soltanto di un misero 7,3%.
Il taglio del governo Meloni e come funziona
Quindi tanti pensionati sono rimasti con l’amaro in bocca e c’è da capirli. Ma addirittura a 3 milioni di pensionati questo 7,3% neppure arriverà. Infatti seguendo una logica redistributiva le pensioni più basse prenderanno il 120% di questo aumento mentre le pensioni medie prenderanno il 100% di questo aumento ma saranno proprio le pensioni dei 2.100 euro al mese in su che andranno a prendere una aliquota che scenderà progressivamente.
Per essere chiari quanto più aumenta il cedolino della pensione tanto più si abbassa l’aliquota percentuale dell’aumento che si potrà prendere. In sostanza per tanti pensionati il taglio può arrivare a superare anche i 170 euro al mese.
Giustizia sociale e pensioni da fame
Ovviamente però parliamo dei pensionati più ricchi cioè quelli che stanno soffrendo di meno per questa terribile inflazione e quindi questa mossa del governo Meloni comunque sia va salutata come una mossa giusta perché almeno in parte ha una natura redistributiva. Tuttavia il fatto di dare il 120% di aumento ai pensionati più poveri non è che risolva più di tanto, perché le pensioni più basse in Italia sono veramente da fame.