Il Reddito di inclusione sembra stagliarsi all’orizzonte del governo guidato da Giorgia Meloni. Sembra che non vi sia altra volontà che scaraventare il reddito di cittadinanza fuori dalla finestra.
La lotta alla povertà non è, e non deve mai essere, uno slogan politico e basta. Deve essere, sempre e comunque, una priorità per chi guida il nostro paese, indipendentemente dal suo colore politico. Non vi sono poveri di destra e poveri di sinistra. Esistono i poveri e basta. La povertà comporta una serie di serissime problematiche che non soltanto vanno immediatamente affrontate, ma alle quali occorre dare soluzioni rapide.
Il reddito di inclusione ritorna sugli scenari politici dopo essere stato soppiantato dal reddito di cittadinanza. Ora per il primo sembra davvero vicina l’ora della vendetta. Il governo di Giorgia Meloni, in quasi tutta la sua composizione, prova una forte antipatia, per usare un eufemismo, nei confronti della misura proposta ed attuata dal Movimento 5 Stelle per combattere la povertà. E sembra proprio di non vedere l’ora di sbarazzarsene.
Reddito di inclusione, il ritorno
Reddito di inclusione o reddito di cittadinanza? Se non vivessimo sulla nostra pelle un’acutissima crisi economica potremmo usare le parole del poeta: “Ai posteri l’ardua sentenza“. Ma coloro che vivono con il reddito di cittadinanza non possono attendere che giunga il giudizio di “qualcuno”, se mai dovesse arrivare. Non c’è tempo, perché non ci sono i denari nemmeno per le necessità basilari. Occorrono risposte e risposte immediate. Il governo presieduto dalla premier Giorgia Meloni le sue risposte le sta già fornendo e non piacciano a tutti. Fino a qualche giorno fa si era parlato di modifiche del reddito di cittadinanza che avrebbero interessato la platea di percettori ritenuti abili al lavoro.
Le persone con più di sessant’anni, quelle inabili a poter svolgere mansioni lavorative nonché i disabili, non sarebbero stati toccati dalle modifiche. In queste ore sembra, invece, che un po’ l’intero universo dei percettori del reddito di cittadinanza vedranno modificare la loro situazione. E non è affatto detto che saranno cambiamenti positivi. Si riprende infatti, con sempre più frequenza, a parlare del ritorno del reddito di inclusione. Da quanto filtra dalle segrete stanze governative questo ritorno implicherebbe, il condizionale in questi casi è più che mai d’obbligo, la sostituzione del reddito di cittadinanza proprio con il reddito di inclusione.
Risulta quindi ben chiara e, soprattutto, ben comprensibile la preoccupazione di coloro che fino ad oggi hanno ricevuto il sostegno nato e voluto dal Movimento 5 Stelle. Con la reintroduzione del reddito di inclusione infatti cambierebbe anche sostanzialmente la platea dei suoi percettori. Sono infatti privilegiate quelle persone che non hanno un’occupazione ma che vivono in un nucleo familiare con figli. Coloro invece, anche giovani, under 40, che non hanno lavoro né figli a carico non riceverebbero più il sostegno. Ma quando si parla di sostituzione del reddito di cittadinanza con il reddito di inclusione i numeri parlano chiaro…
Importi diversi…assai
Il redito di inclusione pertanto cambierà la composizione di coloro che ne usufruiranno, ma trattandosi di una misura che dovrebbe combattere la povertà, la differenza sostanziale la fanno gli importi. Coloro che ricevono il reddito di cittadinanza possono contare su un assegno medio intorno ai 500 euro per nucleo familiare.
Con il reddito di inclusione si viaggia, per ciascuna famiglia, su cifre decisamente più basse, ovvero si oscilla tra una forbice che va dai 225 ai 328 euro mensili. Non si tratta quindi di pochi spiccioli di differenza e nel caso il reddito di inclusione dovrebbe poi rientrare in un ambito di assistenza più grande, che comprenda altre facilitazioni o bonus per raggiungimento almeno dell’importo che il reddito di cittadinanza assicurava.
La speranza è che lo scontro politico tra opposte fazioni non presenti poi il conto a chi il conto non è in grado di pagarlo.