Arriva la dura stangata sulle pensioni perché la riforma delle pensioni del 2023 in definitiva si segnala come una riforma molto sconveniente.
In sostanza nel 2023 si andrà in pensione con quota 103 a 62 anni ma secondo alcuni esperti si tratta di un’uscita troppo sconveniente e quindi sostanzialmente quasi nessuno la imboccherà. Cerchiamo di capire che cosa sta succedendo. Innanzitutto la riforma delle pensioni del 2023 sarà una riforma ponte.
Questo non deve stupire perché anche le riforme pensionistiche dei governi Conte e Draghi sono state sempre riforme ponte. In sostanza l’INPS ha un bilancio troppo disastrato e così nessun governo si prende la responsabilità di fare una riforma di lungo periodo.
Infatti una riforma di lungo periodo sostanzialmente vorrebbe dire far ritornare la legge Fornero o costringere le casse dello stato di un esborso spaventose ed insostenibile. Proprio per questo si continua con riforme ponte. Ma vediamo la riforma ponte del 2023. Innanzitutto vengono prorogate ape sociale e opzione donna ma su opzione donna spuntano dei problemi.
Infatti opzione donna del 2023 dovrebbe premiare proprio le donne in base ai figli. Quindi con l’opzione donna del 2023 una donna potrebbe uscire dal lavoro prima proprio in proporzione al numero dei figli che ha avuto ma su questo ci potrebbero essere forti problemi di incostituzionalità. In sostanza la questione della discriminazione delle donne senza figli sta facendo veramente troppo discutere.
Infatti l’opzione donna del 2023 continua a richiedere 35 anni di contributi ma il problema è l’età. Infatti può uscire dal 58 anni la donna che ha avuto due o più figli. Invece dovrà uscire a 59 anni la donna che ha avuto un figlio solo e le donne senza figli dovranno uscire a 60 anni. Quindi ci sono due problemi su opzione donna. Il primo è che questo meccanismo di uscita in proporzione al numero dei figli rischia seriamente di essere in costituzionale e il secondo è il problema dell’estensione di opzione donna anche agli uomini.
In sostanza uscire a 62 anni con la quota 103 è certamente conveniente dal punto di vista dell’età ma c’è il limite delle cinque volte il trattamento minimo. Proprio perché per uscire in questo modo c’è bisogno di almeno 41 anni di contributi e ci sarà un limite di pensione fruibile. In sostanza bisogna arrivare a 42 anni e 10 mesi di contributi ma il massimo che si può avere è 5 volte il trattamento minimo.
In sostanza se rimane il limite che c’è adesso chi va in pensione con la nuova quota 41 non potrà in alcun caso avere un assegno più alto di €1900 al mese. Infatti il trattamento minimo lordo moltiplicato per 5 volte equivale proprio a 2625 euro. Quindi sostanzialmente si crea una situazione veramente paradossale perché la pensione a 62 anni con la quota 103 dovrebbe dare una pensione molto più alta di €1900 al mese.
Quindi in sostanza uscendo a 62 anni si perderà la pensione più alta fino ai 67 anni di età. In parole povere tra i 62 anni di età dell’uscita vera e propria e i 67 anni di età, tutti i soldi in più che si dovrebbero avere non saranno percepiti e il taglio può essere forte.
“Un tempo era grande il rispetto per una testa ricoperta di capelli bianchi.”
OVIDIO
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