Reddito di cittadinanza. Riparte la sfida del governo di Giorgia Meloni alla misura del Movimento 5 Stelle. Grandi cambiamenti previsti.
Andando oltre quella che è la drammatica realtà internazionale che vede l’Europa teatro di un conflitto di cui non si riesce a scorgere non tanto la fine, ma nemmeno una tregua, scendendo un po’ più in basso ed arrivando alle questioni meramente nazionali, è fuor di dubbio che in ambito politico l’argomento principale è il reddito di cittadinanza.
Che fine farà? quando lo farà scomparire completamente il nuovo governo presieduto da Giorgia Meloni? Perché tra le poche certezze che si hanno sul nuovo governo nato dalla vittoria del centro – destra nelle ultime elezioni del 25 settembre scorso, è che la misura pentastellata sarà cancellata. In maniera graduale, prima sarà rimodulato.
E la domanda che sorge spontanea è: In quale maniera l’esecutivo di centro – destra intende modificare il reddito di cittadinanza?
Reddito di cittadinanza e l’alternativa
Il reddito di cittadinanza ha rappresentato il manifesto politico del Movimento 5 Stelle. La straordinaria affermazione alle elezioni politiche del 2018 tanto devono a questa misura. Il primo partito italiano, questo è stato il verdetto delle urne. Quando poi è nato il primo governo guidato da Giuseppe Conte, con il Movimento 5 Stelle unito alla Lega, il reddito di cittadinanza è diventato una realtà. Quel progetto nasceva come una sorta di salario minimo per i disoccupati e per chi non era abile al lavoro. Avrebbe dovute essere, nella mente dei suoi ideatori, un’unione perfetta tra un assegno che combatteva la lotta alla povertà ed uno strumento per dare lavoro a chi lavoro non lo aveva. In quattro anni di vita questa misura ha rappresentato un valido sostegno a chi non aveva altre fonti di sostentamento, ma si è rivelato fallimentare per quanto riguarda il discorso occupazionale.
Per questo la misura pentastellata è stata sempre fortemente combattuta dal centro destra. Fermo restando il giusto aiuto alle persone non abili al lavoro, circa i 2/3 dei percettori del reddito di cittadinanza, vi è un intero terzo che può e deve lavorare. Come ha spiegato più volte il premier Giorgia Meloni, uno Stato giusto non può assistere alla stessa maniera chi è in grado di lavorare e chi non lo è. E’ qui il nocciolo della questione e il punto in cui le due strade divergono completamente. Per questo il governo sta già valutando di mettere in campo delle modifiche da apportare al reddito di cittadinanza. Questi cambiamenti potranno vedere la luce già nel 2023, mentre, comunque, nel 2024, la misura pentastellata sarà completamente eliminata. Ma come prevede di riformulare il reddito di cittadinanza il premier Giorgia Meloni?
Il 2023 con vista 2024
Il 2023 sarà l’anno che dovrà preparare il campo alla cancellazione del reddito di cittadinanza nel 2024. Il premier Giorgia Meloni ha però ribadito che la misura non andrà a toccare le famiglie in cui vi sono disabili, anziani, donne in gravidanza e dove non vi siano altri redditi. Per il rimanente terzo dei percettori del reddito di cittadinanza, quelli abili al lavoro per intenderci, per loro l’assegno arriverà soltanto per otto mesi e se rifiuteranno la prima offerta di lavoro che verrà loro recapitata, l’assegno decadrà immediatamente. Per costoro dovrebbero attivarsi dei corsi perfezionamento delle conoscenze e competenze per essere poi più pronti ad entrare nel mondo del lavoro.
Anche qui la frequenza è obbligatoria e la pena sempre la stessa, ovvero la perdita del sostegno. Il tutto nell’attesa dell’offerta lavorativa congrua. Il governo ha già messo in campo delle alternative al reddito di cittadinanza. Ad esempio il bonus bollette per un reale risparmio sulle bollette di luce e gas oppure le diverse agevolazioni che riguardano i genitori e le famiglie, che partono dall’assegno unico fino ai bonus maternità attuati dai comuni. Da non dimenticare poi la Carta Risparmio Spesa che permette alle famiglie con reddito inferiore ai 15000 euro di acquistare beni di prima necessità. Insomma se il futuro del reddito di cittadinanza è ormai segnato, è il suo presente che deve essere ancora ottimizzato.