Reddito di cittadinanza. Se si pensa alla passata campagna elettorale, quante dichiarazioni ritornano in mente, tra chi voleva abolirlo e chi rafforzarlo. Ed ora si riparla del reddito di cittadinanza ed il governo Meloni…
Reddito di cittadinanza si e reddito di cittadinanza no. Nella torrida campagna elettorale per le elezioni del 25 settembre scorso, combattuta tra spiagge e piazze assolate, l’argomento maggiormente dibattuto era proprio quello sulla misura per combattere la povertà fortemente voluta nel 2019 dal Movimento 5 Stelle.
La storia ha sancito che il centro – destra ha vinto le elezioni. E più la parte destra che il residuo di centro ancora esistente all’interno della coalizione, ha deciso che il reddito di cittadinanza dovrà subire delle modifiche sostanziali. La Legge di Bilancio appena varata ha dato qualche chiara indicazione. Quale?
Reddito di cittadinanza si o no?
C’era una volta il governo presieduto da Giuseppe Conte, il cosiddetto Conte 1 per distinguerlo dal Conte 2, quello immediatamente successivo cha ha attraversato, e gestito, l’emergenza pandemica. Quel governo era nato dalla fusione, tutt’altro che naturale, tra i due partiti che avevano ottenuto il maggior consenso alle elezioni politiche del 2018, ovvero il Movimento 5 Stelle, primo partito assoluto e la Lega. Due mondi opposti che si sono uniti soltanto per portare in porto i desiderata di ciascuna fazione. Per il Movimento 5 Stelle la grande rivoluzione da mettere sul tavolo è stato il Reddito di cittadinanza, una sorta di reddito minimo garantito per combattere la povertà. Era il 2019 e ricordiamo ancora il sorriso a 32 denti di uno dei leader del Movimento, ovvero Luigi Di Maio che, affacciato al balcone, gridava la sua gioia e soddisfazione.
In questi quasi quattro anni di vita circa quattro milioni di persone hanno beneficiato del reddito di cittadinanza. I due terzi sono persone che per motivi di età o disabilità non possono lavorare. Il restante terzo è composto da persone che hanno un’età variabile dai trenta ai sessant’anni. In questo momento in cui il governo Meloni ha varato la Legge di Bilancio, il Reddito di Cittadinanza, inteso come valutazione della misura nel presente e nel futuro, è ritornato ad assumere un ruolo importantissimo. Il nuovo governo presieduto da Giorgia Meloni, intende, per il momento, apportare importanti modifiche alla misura creata per combattere la povertà. Non può essere cancellata perché comporterebbe delle gravi conseguenze a livello sociale. Centinaia di migliaia di persone, non abili al lavoro, e le loro relative famiglie, non avrebbero più alcun reddito.
La linea del nuovo governo
Revisione del reddito di cittadinanza per il 2023 e sua totale cancellazione nel 2024. Questo è il compendio della linea di governo riguardo la misura pentastellata. Al suo posto l’esecutivo pensa a riproporre, già per il 2023, i voucher, ovvero i buoni lavori occasionale in ambiti quali l’agricoltura e la ristorazione. Ma, ovviamente, nel piano strategico del governo vi è anche qualcos’altro.
Dare lavoro a chi al momento, percepisce il reddito di cittadinanza. In questa direzione va letta anche l’opportunità, per chi assume un percettore del reddito, di poter beneficiare per il primo anno di una totale decontribuzione. Pertanto nessun versamento dei contributi INPS, per un massimo di 6000 euro annui. Potrà bastare questa misura? La questione reddito si e reddito no è ormai stata sorpassata a sinistra, pardon a destra, dal nuovo esecutivo. Ora la lotta contro la povertà si è trasformata in una lotta contro i “divanisti” e “teledipendenti”.