Arriva finalmente la chiarezza per quello che riguarda la tanto attesa riforma delle pensioni.
Infatti la riforma delle pensioni del 2023 è importantissima. Come sappiamo con la fine di quest’anno finiscono sia opzione donna che APE sociale che anche quota 102.
Di conseguenza per gli italiani andare in pensione dall’anno prossimo dovrebbe significare utilizzare proprio l’odiata riforma Fornero.
Le grosse novità ufficiali sulle pensioni 2023
Ma il governo Meloni fin dal principio ha subito chiarito che avrebbe impedito che la riforma Fornero tornasse nel 2023.
Il governo Meloni ha cominciato a chiarire effettivamente come funzioneranno le pensioni del 2023 e sono sia Giorgia Meloni che il ministro Giorgetti che la ministra Calderone ad offrire un quadro piuttosto chiaro e delineato. Come hanno chiarito i ministri il punto di partenza delle nuove pensioni sarà proprio quota 41. Infatti quota 41 è molto sponsorizzata dalla Lega che ne ha sempre parlato come il sistema pensionistico in assoluto migliore sia per l’INPS che soprattutto per i pensionati. L’altro baricentro delle pensioni del 2023 sarà proprio opzione uomo.
Ecco come si andrà in pensione nel 2023
La questione è tutta politica: infatti la Lega preme fortemente per quota 41 mentre Fratelli d’Italia che come sappiamo è il partito attualmente più forte in Parlamento nonché il partito della premier Giorgia Meloni, preme proprio per opzione uomo. Opzione uomo è proprio il prolungamento della famosa opzione donna anche per l’anno prossimo ma soprattutto anche agli uomini. I conti però sono piuttosto pesanti, infatti per il rinnovo di opzione donna e di APE sociale servono ben 5 miliardi di investimento. Ma vediamo a quale età si potrà andare in pensione nel 2023.
Ecco quali età e quali contributi saranno richiesti
Il problema è che per andare in pensione prima dei 67 anni servono una montagna di contributi. Quindi la tabella per le pensioni del 2023 è la seguente. 67 anni di età con 20 anni di contributi. 71 anni di età con 15 anni di contributi. 64 anni di età e 20 anni di contributi ma l’assegno deve essere di almeno 2,8 volte l’assegno sociale. Ma ovviamente i disoccupati, gli invalidi e anche i caregiver possono andare in pensione a 63 anni se però hanno 30 anni di contributi oppure 36 anni se parliamo di lavori logoranti. Ad ogni modo tutto ruota attorno a quota 41 che però potrebbe avere uno stop dal punto di vista dell’età, posizionato tra i 61 e i 63 anni. Con la finanziaria si avrà maggiore chiarezza relativamente alle pensioni e non solo. Purtroppo non si parla più di aumenti delle pensioni minime che invece sarebbero fondamentali.