Ormai si sta delineando la riforma delle pensioni.
Come sappiamo la riforma delle pensioni è un tema veramente caldissimo perché con la fine del 2022 finiscono sia la quota 102 che opzione donna che APE sociale.
Di conseguenza teoricamente col 2023 dovrebbe tornare la legge Fornero e quindi la riforma delle pensioni ha il duplice scopo di impedire il ritorno della legge Fornero ma anche di consentire uscite più comode ai lavoratori.
Chi potrà effettivamente andare in pensione
Ma in questi giorni c’è stato l’incontro con le parti sociali e questo ha consentito al presidente Meloni ma anche al ministro Giorgetti di mettere maggiormente a fuoco la questione delle pensioni che logicamente è fondamentale per tutti quei lavoratori che vogliono finalmente lasciare l’odiato lavoro. Innanzitutto il problema è da dove saranno prese le risorse perché la riforma delle pensioni costerà tanto allo stato e il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha detto che non vuole fare spese pazze e non vuole fare promesse che poi vadano ad aggravare il già pesante bilancio delle casse dello stato.
La Meloni non vuole gravare sulle casse dello Stato e le pensioni saranno dure
Per quanto riguarda le pensioni si va verso quota 41 ma c’è bisogno di una vera riforma previdenziale.
Infatti la quota 41 è stata a lungo promessa dalla lega e quindi oggi viene considerata quella più probabile. Quindi si parla con insistenza di una quota 41 con una soglia di età di 61 oppure di 62 anni. Ma si parla con insistenza anche di una quota 102 rivisitata oppure di una quota 103 completamente nuova ma sempre improntata al tema del rispetto del bilancio dello stato. Il problema sottolineato da Giorgia Meloni è che le pensioni di oggi sono basse e che quelle future rischiano di essere inesistenti. Quindi il problema forte è sempre quello delle coperture.
Come si esce dal lavoro nel 2023
Infatti la modifica delle pensioni per come attualmente ipotizzato dal governo Meloni dovrebbe avere un costo di addirittura 50 miliardi di euro per le casse dello stato e di conseguenza non sarà semplice portarla a termine. Quindi la riforma delle pensioni del 2023 si annuncia molto più dura di quanto immaginato in precedenza. Infatti in un primo tempo si era parlato di scivoli comodi già a 63 o 64 anni mentre invece oggi si capisce che uscite a 63 o 64 anni ci potranno essere ma o con contributi versati molto forti oppure con un taglio veramente pesante dell’assegno pensionistico. E questo logicamente non sta piacendo né ai lavoratori e neppure ai sindacati ma è tutto ancora in divenire si capirà nelle prossime settimane che cosa può succedere.