Arriva un aumento davvero fantastico per i lavoratori, ma bisogna aspettare il 2023.
Un aumento del 33% è una notizia sensazionale e non stupisce che non si parli d’altro e che tanti non vedano l’ora.
In Italia negli ultimi mesi è cambiato tutto. Non solo è arrivato un governo di destra la potere, ma soprattutto il potere d’acquisto delle famiglie è davvero crollato.
L’inflazione attualmente si attesta all’11,9% un dato atroce che erode i risparmi e fa anche crollare il potere d’acquisto.
Dunque la situazione delle famiglie dei lavoratori non è semplice e non sorprende che milioni di famiglie italiane siano in difficoltà. Dunque un aumento di stipendio del 33% significherebbe non solo compensare la tremenda inflazione ma anche offrire un aiuto veramente ricco al lavoratore ed alla sua famiglia. Ma effettivamente il Governo Meloni ha proprio intrapreso questa strada che già era stata battuta da un precedente governo Berlusconi in un certo senso. Vediamo di che si tratta.
Questo aumento sarebbe erogato, secondo quanto fanno sapere fonti vicine al governo, nell’ambito della pubblica amministrazione e soprattutto nell’ambito di quei settori nei quali si registra una carenza di organico. Dunque questo aumento andrebbe a premiare soprattutto, ma non solo, il settore molto delicato della sanità che risulta essere sempre con gravi problemi di organico. In sostanza gli ospedali e le altre realtà della sanità pubblica sono spesso a corto di personale e dunque perchè non dare un bell’aumento del 33% a chi pur avendo i requisiti per andare in pensione non lo fa per non andare a lasciare sguarnito l’organico del suo ospedale? E’ proprio questa una delle proposte forti della nuova e attesa riforma delle pensioni.
La riforma delle pensioni è un tema veramente caldissimo, ma accanto ad opzione tutti ed accanto a quota 41 con limite di età, dovrebbe arrivare anche questo vero e proprio premio in busta paga per chi pur potendo andare in pensione non lo fa. Dunque dal 2023 dovrebbe funzionare nel seguente modo. Chi lavora nel settore della sanità pubblica, una volta raggiunti i requisiti per la pensione si troverebbe ad un bivio. Potrebbe scegliere di andare regolarmente in pensione e nessuno glielo negherebbe. Oppure potrebbe scegliere di continuare a lavorare ma col forte aumento. Una scelta completamente libera, dunque, ma quella fetta di medici che dovessero continuare a lavorare compenserebbe la mancanza di organico.
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