Nonostante sia al Governo soltanto da pochi giorni, Giorgia Meloni è stata subito chiara su come intende affrontare il problema delle pensioni.
C’è troppo poco tempo per stilare la nuova legge di Bilancio 2022, per questo la leader di Fratelli d’Italia ha già dichiarato che, almeno per il prossimo anno, si continuerà a fare affidamento sulle misure già in uso, vale a dire Quota 102, Opzione Donna e Ape Sociale.
Tuttavia sono in molti ad essere convinti che è solo questione di mesi prima che entri in vigore Quota 41, la proposta pensionistica di Matteo Salvini, al momento passata in secondo piano per due motivi: trovare i fondi necessari non è facile e l’esecutivo ha a disposizione troppo poco tempo.
Per questo Giorgia Meloni non si è esposta troppo sull’argomento durante il suo discorso alla Camera dei Deputati, nonostante abbia sottolineato quanto, ora più che mai, sia importante gestire il sistema pensionistico con una certa dose di flessibilità che al momento il calcolo contributivo non permette.
Pensione anticipata per tutti solo nel 2024
La Meloni ha fatto intendere che una manovra come Quota 41 si farà, semplicemente non può mantenere la promessa nell’immediato e bisognerà far conciliare la nuova riforma con la disponibilità del bilancio pubblico.
I fondi ci sarebbero, se va in porto anche la modifica del Reddito di Cittadinanza; inoltre per rendere il tutto più fruibile, è probabile che alla proposta di Salvini venga aggiunto un tetto di età. Al momento garantirebbe la pensione soprattutto a chi ha cominciato a lavorare prima dei 19 anni di età.
Nel dettaglio potrebbero andare in pensione anticipata i soggetti che hanno maturato 12 mesi di contributi entro i 19 anni, che fanno parte di una categoria fragile come disoccupati, caregiver o impiegati in un lavoro usurate, e che hanno versato almeno 41 anni di contributi.
Il piano del nuovo Governo è quello estendere la riforma a tutti i lavoratori ma di introdurre anche un’età minima di 62 anni per richiederla, rendendola simile a Quota 103. In questo modo si risparmierebbero fondi e non ci sarebbero penalizzazioni sull’assegno finale.
Probabilmente questo sarà uno dei pensieri principali per il 2024, dando all’esecutivo ed ai sindacati tutto il tempo di discutere sul da farsi.