La riforma delle pensioni di Giorgia Meloni è caldissima perché ormai è in dirittura di arrivo e anche perché se non si interviene con forza teoricamente dall’anno prossimo dovrebbe tornare la legge Fornero.
Infatti le tre vie privilegiate per andare in pensione quest’anno scadono proprio con il 31 dicembre 2022. Non è soltanto quota 102 a finire con la fine dell’anno ma sono anche opzione donna ed ape sociale.
Proprio per questo la nuova riforma delle pensioni sarà veramente incisiva e arriva la novità dei 64 anni.
Riforma 2023 pensioni
Vediamo come funziona. Da una parte dobbiamo tenere presente che ci sono le esigenze dei lavoratori che vorrebbero la possibilità di andare in pensione prima e con un assegno più ricco ma dall’altra parte ci sono anche le esigenze dell’Inps che non può essere gravata di costi eccezionali, quindi arriva la soluzione dei 64 anni. Ma non è una vera e propria sorpresa perché già Pasquale Tridico presidente dell’INPS aveva nei mesi scorsi, parlando di questa possibilità dell’uscita di 64 anni. Andare in pensione a 64 anni rispetto agli attuali 67 è sicuramente una possibilità che piace a molti e cerchiamo di capire come funziona.
Ecco come si andrà in pensione nel 2023
Innanzitutto la quota 41 per tutti sarebbe troppo costosa per l’INPS ma d’altra parte non si vuole nemmeno tornare alla pensione anticipata ordinaria.
Anche l’idea di estendere l’opzione donna tutti partendo proprio dai 58 anni potrebbe essere poco sostenibile dal punto di vista economico economicopunto. Ecco perché la via privilegiata è proprio quella di un’uscita a 64 anni per tutti. Quindi si tratta di una pensione a 64 anni sia per chi ha diritto alla pensione anticipata contributiva ma anche per chi non ha questo diritto. La vera questione cruciale è quella del taglio dell’assegno. Infatti un’uscita a 64 anni per tutti è sicuramente possibile ma la questione è capire fino alla fine di quanto sarà tagliato l’assegno.
Come funzionerà il taglio dell’assegno
Per i sindacati l’assegno deve essere tagliato pochissimo perché il lavoratore a 64 anni ha diritto di andare in pensione di godersi il meritato riposo. Ma fonti governative fanno sapere che per un’uscita in pensione a 64 anni il taglio dovrebbe essere più corposo e nel mezzo c’è l’INPS che cerca di mediare tra queste posizioni pur dovendo ovviamente rispettare il proprio bilancio che già oggi è mostruoso. Purtroppo non si parla quasi più dell’aumento delle pensioni minime €1000. Gli osservatori della politica ritengono che sia stata un’esternazione isolata di Silvio Berlusconi e che purtroppo non troverà posto nella riforma.