Di molte cose della precedente amministrazione che stanno venendo confermate, qualcuna doveva pur rimanere indietro. C’è la fortissima possibilità che Giorgia Meloni decida di cancellare il bonus in busta paga. Il motivo? Troppe cose più importanti da fare.
Il neo insediato Governo Meloni si sta trovando davanti una serie di importanti sfide da affrontare in tempi strettissimi. Salita a palazzo Chigi in piena crisi del gas, Giorgia Meloni deve concentrarsi su diverse manovre economiche molto importanti. Si parte con il nuovo pacchetto di aiuti contro il caro bollette, per poi passare alla riforma sulle pensioni, la legge di bilancio e molto altro.
Molte delle scadenze sono fissate prima della fine del 2022, quindi è logico che non si possa riuscire a fare tutto. Alcuni punti del programma esposto in campagna elettorale dovranno essere postposti a tempi migliori, e per il momento uno dei grandi sacrificati è il bonus in busta paga derivante del taglio del cuneo fiscale.
Taglio al bonus, ecco cosa succederà da qui alla fine dell’anno
La coalizione dei centrodestra è sempre stata d’accordo con il taglio del cuneo fiscale che il Governo Draghi ha operato nel 2022. Si tratta di un taglio alle tasse al 2% che permette ai lavoratori con un reddito non superiore a 35.000 euro di ottenere un bonus in busta paga. Un altro dei molti interventi dello Stato italiano contro la crisi in corso.
Nonostante la Meloni sia favorevole a questo taglio, è possibile che sia costretta a lasciarlo indietro in favore degli interventi economici più importanti che devono essere emanati tassativamente. Il problema è, banalmente, di risorse. La nuova Legge di Bilancio, stando agli economisti, potrebbe arrivare a richiedere tra i 30 e i 40 miliardi di euro, la proroga dei crediti d’imposta a favore delle imprese contro il caro bollette assorbirà altri 4,7 miliardi di euro e una proroga al taglio del cuneo fiscale comporterebbe una ulteriore spesa di 4 miliardi di euro.
Si tratta davvero di troppi soldi da spendere tutti insieme. Qualcosa deve essere lasciato indietro. La cosa va contro a tutti quei lavoratori che hanno un reddito inferiore a 35.000 euro, già penalizzati dall’abolizione del bonus Renzi. Se il taglio al cuneo fiscale venisse eliminato, l’aliquota tornerebbe a salire al 9,19%. Questo significa che un lavoratore con uno stipendio di 2.000 euro lordi al mese si troverebbe con una riduzione di 40 euro al mese, per un totale di 520 euro in un anno.