Non si riesce ancora a decidere sul futuro delle pensioni in Italia. Adesso sul tavolo c’è una nuova proposta per Quota 41 ma penalizzerebbe molti.
La destra ha puntato molto sulla proposta di sostituire Quota 41 alla temuta legge Fornero, che senza ulteriori aggiornamenti tornerà a regolare il sistema pensionistico italiano allo scattare del nuovo anno.
Soprattutto la Lega di Matteo Salvini continua a spingere perché Quota 41 diventi una realtà solida. Tuttavia la misura comporterebbe un costo non indifferente di 5 miliardi, che le casse dello Stato non sembrano potersi permettere.
La soluzione a questo ‘inghippo’ potrebbe essere l’introduzione di una soglia di età, che abbatterebbe i costi rendendo così possibile il superamento della legge Fornero una volta per tutte.
Proprio oggi si è tornato a discutere del tema pensioni e la Lega ha sottolineato come Quota 41 potrebbe essere l’unica strada percorribile se venisse introdotta una soglia di età minima. In questo modo andrebbe a somigliare alle popolari Quota 101 e Quota 102.
Mentre si attendono i calcoli dell’Inps sui costi dell’eventuale Quota 41 (che vanno obbligatoriamente ridotti perché possa diventare realtà), perde campo l’idea di una ‘Opzione uomo’, la controparte maschile dell’attuale ‘Opzione donna’, che permette l’uscita anticipata a 58 anni.
Perché mandare tutti in pensione a 58 anni è impossibile
Ciò comporterebbe comunque un assegno ridotto, un no assoluto per Maurizio Landini, che ha dichiarato ad Il Messaggero: “Mandare in pensione le persone riducendogli l’assegno non mi pare sia una grande strada percorribile”.
“Credo che il tema sia quello di affrontare la complessità del sistema pensionistico”. Del parere opposto è l’attuale presidente dell’Inps Pasquale Tridico, che punta sulla diversificazione dell’età pensionabile.
I dati raccolti dall’ente previdenziale parlano chiaro: solo il 25% delle donne idonee ha deciso di usare Opzione donna pur di andare in pensione prima; la percentuale di uomini che sceglierebbe le stesse condizioni (ovvero perdere circa il 30% dell’importo pensionistico) sarebbe addirittura minore.
Con una situazione economica come quella odierna, non c’è da meravigliarsi se i cittadini fossero restii ad accettare una pensione poco più della metà dell’attuale stipendio, a volte già insufficiente ad arrivare a fine mese.
Oltre alle evidenti rinunce degli intestatari dell’assegno, troppe pensioni anticipate costituirebbero una spesa enorme per il conto pubblico, che avrebbe bisogno di un finanziamento per almeno i primi anni di attuazione della riforma.