Il nodo del tetto al prezzo del gas che la Commissione Europea deve proporre è molto difficile da sciogliere. Mettere d’accordo la bellezza di 27 paesi in un momento di crisi non è una cosa semplice, e proprio per questo ci si aspetta una proposta che sarà frutto di molti, forse troppi, compromessi.
Il peggior scenario possibile sarebbe che la proposta della Commissione si rivali una misura inefficace. Da mesi ormai si parla di porre un tetto comunitario di tutti i paesi dell’Unione Europea al prezzo del gas importato dalla Russia, e finalmente siamo giunti al dunque. La Commissione rivelerà la sua proposta di price cap domani, mentre la votazione per la proposta stasse sarà fatta a Bruxelles tra 2 giorni.
Questo sarà l’ultimo atto di Mario Draghi come Presidente del Consiglio. Da lui è partita la proposta di porre un tetto comune al prezzo del gas, proposta che ha visto diverse correnti contrarie all’interno dell’Unione.
La Commissione Europea pone il price cap per soli 3 mesi
Alcuni paesi, in testa Olanda e Germania, si sono opposti all’idea di Draghi. La prima sta guadagnando parecchio dell’aumento del prezzo del gas, visto che è proprio dall’Olanda che gran parte del gas russo viene smistato negli altri stati europei. La seconda è molto in difficoltà a seguito delle risposte di Mosca agli attacchi economici, e potrebbe non sopportare un altro attacco al settor energetico.
Questo scenario ha messo la Commissione Europea nella brutta situazione di dover presentare una proposta che accontenti un po’ tutti, con il concreto rischio che si riveli completamente inefficace. Ursula Von Der Leyen ha anticipato una parte del testo della proposta per il tetto al prezzo del gas, sottolineando come questo tetto sarà dinamico, e valido per soli 3 mesi.
Si tratta di una proposta ben lontana da quella del premier italiano, che a maggio diceva di porre un tetto massimo su tutte le importazioni di gas in Europa. Si tratta di una misura di compromesso, senza dubbio, ma ci possono essere dei problemi. Il price cap sarà applicato a tutte le importazioni di gas naturale in Europa, non solo al gas proveniente dalla Russia. Questo significa che anche gli altri partner commerciali dei paesi dell’Unione ne risentirebbero.
Riguardante il nostro paese, il caso più esemplificativo è quello dell’Algerie, con cui lo stesso Draghi ha firmato un patto commerciale per la fornitura di gas naturale. L’Algeria, come anche la Norvegia, potrebbero decidere che un prezzo troppo basso del gas non valga la vendita e decidere di non rifornire l’Europa così come richiesto. A quel punto ci troveremmo punto e a capo, senza gas con cui fare l’energia che manda acanti il nostro paese.