Notizie veramente paradossali e poco gradite dall’INPS, che chiede soldi indietro ai pensionati.
In un momento drammatico della vita del paese e con rincari davvero mai visti, l’INPS da un lato aumenta (poco) le pensioni e dall’altro chiede i soldi indietro.
Vediamo cosa sta succedendo e chi rischia di dover restituire la pensione.
I pensionati sono duramente colpiti dall’aumento del costo della vita.
L’impennata del 60% delle bollette insieme ai terribili aumenti generalizzati dovuti all’inflazione pongono tanti pensionati in condizioni realmente drammatiche. Molti temono disordini sociali a causa di questo eppure l’INPS ugualmente sta chiedendo soldi indietro. La motivazione in realtà è importante. Molti avrebbero ricevuto somme in eccesso per i loro trattamenti pensionistici per errore. Dunque a quanto si apprende dai comunicati dell’INPS si sarebbe trattato di un errore dell’Istituto e non del pensionato, ma ora è questo che deve restituire.
Di norma l’INPS si muove per recuperare le somme versate in eccesso entro l’anno successivo. Questa è una procedura standard sancita dall’articolo 13, comma 2, della legge 442/1991. Ma quest’anno le cosa funzionano diversamente. Infatti in virtù del famoso Decreto Aiuti ter quest’ anno l’INPS può muoversi con con grande anticipo ed essere decisamente più dura. Ma soprattutto all’INPS viene dato più tempo per stanare i furbetti. In sostanza qualunque cifra erogata in più nel 2020 avrebbe al massimo dovuto essere richiesta indietro nel 2021 ed invece l’INPS potrà richiederla addirittura entro il 2023, ma non basta. Infatti l’INPS sta attentamente monitorando i redditi degli italiani. Infatti l’INPS sa che esistono scostamenti marcati tra i redditi che i pensionati comunicano e quelli reali. Questo succede tantissime volte ed è qui che scatteranno sospensioni e revoche.
Infatti l’INPS sta facendo approfondite verifiche reddituali attorno ai pensionati. A moltissimi è stata chiesta la trasmissione del cosiddetto modello RED. Questo è importantissimo perchè se non si trasmette questo modello di può incorrere in sospensione entro 60 giorni e poi anche in revoca dopo altri 60. Ma è in generale su tutti i pensionati che si concentrano queste verifiche reddituali. Dunque sia se l’errore è dell’INPS che se è il pensionato ad aver comunicato in modo falso o incompleto i propri redditi scatta il recupero. In base all’articolo 35, comma 10-bis, del decreto legge 207/2008 il pensionato deve offrire tutte le informazioni reddituali necessarie, ma ora l’INPS ha avuto il potere di indagare per molto più tempo.
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