Ecco cosa accadrà alle famiglie italiane se il rialzo dei prezzi di energia e materie prima non dovesse rallentare a breve
La situazione economica che stiamo vivendo in Italia e in molti Paesi europei sta portando a delle gravi conseguenze per molte famiglie. L’aumento dei prezzi di carburante, energia e materie prime, hanno portato ad una gravissima inflazione che si è abbattuta anche nei supermercati e in quasi tutte le attività quotidiane che facciamo ogni giorno.
Quando i prezzi dei beni al consumo e delle bollette salgono, infatti, le famiglie e i cittadini si impoveriscono e il loro potere d’acquisto diminuisce. Ecco, infatti, cosa potrebbe accadere alle famiglie italiane se il rialzo dei prezzi di energia e materie prime non dovesse rallentare a breve.
Secondo i dati Istat, in Italia si è registrato un aumento dei prezzi del 7,9% su base annua. Una situazione che, seppur in lievissimo calo, continua a destare molta preoccupazione nei cittadini. L’inflazione è infatti al 6,7% e l’aumento dei prezzi si vede al supermercato e nella vita di tutti i giorni.
Ma a peggiorare ancora la situazione è la guerra di energia, in particolare la situazione dei beni di largo consumo. L’aumento dei prezzi si è infatti attestato al 9,1%, un dato talmente alto che non veniva registrato dal lontano settembre del 1984.
Si tratta di dati che fanno accapponare la pelle, soprattutto per quelle famiglie che adesso dovranno fare i conti con costi sempre maggiori. Per una famiglia formata da una coppia con due figli, infatti, le spese annuali a seguito della pesante inflazione all’8% ammonterebbe a circa 2.625€ al mese. Secondo l’Unione italiana consumatori, servirebbero ben 769€ per l’acquisto di prodotti alimentare e bevande, mentre 800€ per il “carrello della spesa”.
Ad oggi, i prodotti che hanno registrato un maggiore aumento sono quelli che subiscono maggiormente gli effetti della guerra in Ucraina. Prima di ogni prodotto vi è certamente l’olio di semi (largamente prodotto in Ucraina), il quale ha registrato un aumento del 65,8% del suo prezzo. A seguire c’è il burro (+32.3%), la pasta di semola (+26,3%) e la farina (+21,6%).
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