Una riduzione del 7% dei consumi di gas e luce. È questo l’obiettivo che si prefigge l’Italia entro marzo 2023, all’interno del piano Ue varato dalla Commissione europea e contenuto in un apposito regolamento, che entra effettivamente oggi in vigore
l nostro Paese deve quindi cercare di risparmiare 4 miliardi di metri cubi di gas sui 55 annui e per farlo vengono fatti scattare i primi razionamenti nelle città, sull’illuminazione pubblica e sull’utilizzo dei condizionatori. Per ora, comunque, il piano è su base volontaria e ogni Stato membro può scegliere come raggiungere il target, ma in caso di emergenza, soprattutto in caso di stop totale delle forniture di gas dalla Russia, gli obiettivi possono diventare vincoli obbligatori.
Il governo ha affidato alle amministrazioni locali il compito di stabilire in modo non vincolante le prime misure, che per ora sono scattate per lo più nel Centro-Nord: a Firenze, Bologna, Torino, Milano e Trento. A Torino è stata ridotta l’intensità dell’illuminazione pubblica, con lampioni che in questo modo risparmiano energia. Nel frattempo il comune ha chiesto al distributore Iren di ridurre la temperature degli uffici pubblici di due gradi in autunno e in inverno. A Milano, invece, il sindaco Beppe Sala ha chiesto ai negozi di tenere le porte chiuse per evitare che i condizionatori interni debbano fare un lavoro più intenso per mantenere la temperatura fredda. Nel frattempo ha raccomandato a lavoratori e cittadini di non scendere sotto i 26 gradi in abitazioni e uffici, invitando contemporaneamente i dipendenti pubblici a spegnere tutte le luci a fine giornata. A Firenze, invece, il Comune ha varato dieci giorni fa una vera e propria ordinanza che proibisce di tenere la porta aperta in negozi ed esercizi commerciali con aria condizionata: pena una multa da 25 a 500 euro. Quindi ha chiesto a tutti di stirare solo il necessario, avviare la lavatrice solo se piena e dall’autunno in poi tenere i termosifoni a 18-19 gradi.
A introdurre un vero e proprio taglio dell’illuminazione pubblica è stata invece l’amministrazione di Belluno, dove le luci saranno spente dalle 2.30 alle 5 di mattina nei 6.800 lampioni della città. A Genova, invece, il risparmio energetico prevede una rinegoziazione del contratto con il gestore locale e una serie di raccomandazioni ai cittadini su luce e condizionatori. Per il momento, invece, le città del Sud non prevedono iniziative significative. Tra le poche eccezioni c’è Bari, dove la giunta comunale lavora per sostituire le vecchie luci dell’illuminazione stradale con impianti a led che consumano di meno e per introdurre la telegestione degli impianti termici scolastici, risparmiando sui costi.
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