Ci potrebbe essere un cambio nell’agenda dei governi europei per ciò che riguarda i bonus. C’è un nuovo ordine: aiutate le famiglie.
Gli esecutivi europei dovrebbero consentire che gli aumenti dei prezzi dell’energia siano scaricati sui consumatori per incoraggiare i “risparmi energetici” e favorire la transizione verde.
Allo stesso tempo è una priorità dei governi aiutare le famiglie a basso reddito. Lo dice il Fondo monetario internazionale, che invece di sostegni a pioggia per far fronte al caro-energia andrebbero privilegiati interventi diretti per le fasce più povere della popolazione.
Si prevedono aumenti: ecco cosa accade
“Stimiamo che il recente balzo dei prezzi internazionali dei combustibili fossili aumenterà il costo della vita delle famiglie europee di quasi il 7% nel 2022”, osserva il Fondo in un articolo di Oya Celasun, Dora Iakova e Ian Perry, precisando che gli aumenti maggiori dei “prezzi si sono avuti nei Paesi con una più alta dipendenza dal gas naturale e interconnessioni elettriche più limitate, quali l’Irlanda, l’Italia, il Portogallo, la Spagna e il Regno Unito”. I prezzi al consumo dell’energia stanno aumentando a un tasso annuo di quasi il 40% nella zona euro e del 57% nel Regno Unito, riflettendo l’impennata dei prezzi all’ingrosso del gas e del petrolio dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Ciò significa che il reddito disponibile delle famiglie viene drasticamente ridotto, in particolare nelle famiglie più povere, che spendono una quota maggiore del loro denaro in elettricità e gas.
I governi europei finora hanno cercato di proteggere le famiglie dall’impennata dei costi con controlli sui prezzi, tagli alle tasse e sussidi ad ampio raggio, senza considerare le diverse categorie di rischio. Le misure esistenti includono tetti ai prezzi dell’energia in Francia, Spagna e Portogallo, tagli alle tasse sull’elettricità in Germania e nei Paesi Bassi, sussidi energetici in Italia e Grecia e indennità in Germania e nel Regno Unito.
Cosa dice il Fondo monetario internazionale
Per il Fmi, è ora di cambiare metodo: tali misure non solo ritardano il necessario adeguamento allo shock energetico, ma mantengono anche la domanda e i prezzi globali più alti di quanto sarebbero altrimenti, avvertono gli esperti del Fondo. Semmai, le politiche dei Paesi Ue “dovrebbero consentire che l’intero aumento dei costi del carburante passi agli utenti finali per incoraggiare il risparmio energetico e l’abbandono dei combustibili fossili”, ma “proteggendo al contempo le famiglie più povere”. Dire addio agli aiuti a pioggia e concentrarli sulla popolazione più a rischio (per la precisione il 20% più povero della popolazione) comporterebbe una spesa media per i Paesi europei pari allo 0,4% dei loro Pil per il 2022. Proseguire invece con le misure adottate finora potrebbe portare a una spesa superiore all’1,5% del Pil. Celasun e colleghi, inoltre, sottolineano che poiché i prezzi dovrebbero rimanere elevati per diversi anni, “le ragioni per sostenere le imprese sono generalmente deboli”.