A riconoscere una tale misura di flessibilità, conosciuta come opzione contributiva della pensione anticipata, è la stessa riforma Fornero, con la quale viene data ad alcune persone la possibilità di anticipare di qualche anno il collocamento in quiescenza, a patto di poter dimostrare di aver maturato una pensione d’importo sufficiente per sopravvivere.
Come ci ha spiegato Elsa Fornero in una recente intervista, infatti, va bene riconoscere una flessibilità in uscita a coloro che hanno la pensione calcolata interamente con il contributivo, ma solo se si ha la sicurezza che il pensionato abbia i mezzi sufficienti per sopravvivere, senza dunque chiedere un sostegno allo Stato. Per questo motivo, le condizioni essenziali per poter andare in pensione a 64 anni, e sempre con 20 anni di contributi, sono due: avere la pensione calcolata interamente con il sistema contributivo; aver maturato un importo non inferiore a 2,8 volte il valore dell’assegno sociale. Dunque, per la pensione anticipata contributiva bisogna soddisfare tre diverse tipologie di requisito: anagrafico, contributivo ed economico.
Chi sono i contributivi puri
Possono ricorrere a questa opzione coloro che rientrano interamente nel sistema contributivo. Per capire, basta prendere come riferimento la data del 1° gennaio 1996: è qui che la cosiddetta Legge Dini ha deciso in favore di un passaggio dal sistema retributivo al contributivo. Oggi chi ha contributi accreditati in entrambi i periodi rientra nel cosiddetto sistema misto: una parte con il retributivo e l’altra con il contributivo. Solo chi ha un’anzianità assicurativa successiva al 1° gennaio 1996, invece, rientra interamente nel sistema contributivo e dunque può accedere sia all’opzione contributiva della pensione di vecchiaia che di quella anticipata.