Il 25 settembre si avvicina e anche il voto. Così è interessante spulciare i programmi delle coalizioni e capire le intenzioni sulle pensioni.
Si avvicinano le elezioni e il tema delle pensioni torna centrale nell’agenda politica dei partiti. A cavalcare la necessità di riformare il sistema pensionistico (almeno in questa prima fase di campagna elettorale) è soprattutto il centrodestra e segnatamente Lega e Forza Italia.
La proposta di Salvini per sostituire Quota 102 (in scadenza a fine 2022) è l’ormai arcinota Quota 41, vecchio cavallo di battaglia del Carroccio destinata probabilmente a diventare un punto fermo del programma di centrodestra.
Salvini ha assicurato che la coalizione sarà compatta sulla riforma delle pensioni “perché il primo gennaio ritornerebbe la scellerata legge Fornero” e allo stesso tempo ha messo in chiaro che il tema previdenziale sarà uno dei capisaldi del programma del Carroccio insieme alla pace fiscale. “La proposta della Lega che offriremo a tutto il centrodestra è quota 41” ha detto l’altro ieri ad un telegiornale, perché “dopo 41 anni di contributi penso che sia un meritato diritto godersi qualche anno di serenità”.
Un’ipotesi, quella di introdurre la Quota 41, su cui potrebbe convergere anche Fratelli d’Italia che d’altra parte aveva indicato proprio la “pensione di anzianità con 41 anni di contributi” tra i punti del programma con cui la leader Giorgia Meloni si presentò alle elezioni del 2018. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, ma le priorità non sembrano cambiate sebbene sul tema previdenziale la segretaria di Fdi appaia ben più defilata rispetto a Matteo Salvini.
Per quanto riguarda Fratelli d’Italia c’è anche da segnalare un’ipotesi di riforma presentata dal deputato Walter Rizzetto che prevede una soglia minima di 62 anni con almeno 35 anni di contributi. Solo qualche mese fa lo stesso Rizzetto e la deputata Ella Bucalo avevano spiegato che “Quota 102 e quota 104 non sono per FDI le soluzioni perché riguardano solo una platea marginale dei lavoratori. Le nostre proposte alla legge di Stabilità sono strutturali” si legge nella nota dei due parlamentari. Ovvero: “Quota 41 per gli operai metalmeccanici ad esempio ma non solo, una flessibilità che tagli l’assegno pensionistico mensile del 3,4,5% al massimo e non del 30% come vuole il governo, un provvedimento di garanzia per chi non riesce a pagare regolarmente i contributi previdenziali”. Ma quanto costerebbe introdurre Quota 41 per tutti i lavoratori (come vorrebbe la Lega)? Ebbene, secondo l’Inps la spesa per lo Stato sarebbe di 4 miliardi di euro nel primo anno di adozione, per arrivare a più di 9 miliardi alla fine di un decennio. A regime la riforma costerebbe dunque come il reddito di cittadinanza, o poco più, rivelandosi più onerosa di Quota 100.
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