A causa della crisi del gas è necessario cambiare abitudini. Con i soldi per le stufe a pellet il governo vuole convincerci a rinunciare al gas
La guerra in Ucraina, si è ormai capito da tempo, non è solo questione di due Paesi (Russia e Ucraina, appunto). La vicenda è ormai diventata una crisi globale che ha messo in seria difficoltà anche gli Stati membri dell’Unione Europea, in particolare Italia e Germania.
A causa della guerra dell’energia, ormai in atto tra Mosca e diversi Paesi Europei, urge diventare sempre meno dipendenti dalle forniture di gas russo, che in questi giorni sembrano essere diminuite a causa delle scelte di Putin. Dunque, con i soldi per le stufe a pellet, il governo vuole convincerci a rinunciare al gas. Ecco come.
I tagli alle forniture di gas che Putin ha deciso per alcuni Paesi dell’Unione Europea (tra cui anche l’Italia) hanno fatto mettere in allarme l’occidente. La dipendenza dal gas di Mosca, creata negli anni dai precedenti governi, ha fatto sì che un dittatore abbia in mano una lama molto affilata nei confronti delle democrazie europee.
Dunque, l’intenzione da parte del governo è quella di essere sempre meno dipendenti dal gas russo. Per raggiungere lo scopo si cerca di incoraggiare l’utilizzo di fonti energetiche alternative, anche per il riscaldamento. Tra queste vi sono le stufe a pellet, un modo per rinunciare al gas, sostenute dal governo con un nuovo bonus.
Il bonus stufe a pellet rientra nell’ecobonus al 65%, fino ad un massimo di 30 mila euro, relativi agli interventi di riqualificazione energetica degli immobili già presenti al catasto e non per quelli in costruzione.
Ma è possibile rientrare con il bonus stufe a pellet anche nell’agevolazione fiscale del 50% previsto nel bonus mobili. Questo perché le stufe alimentate da biomasse (il pellet appunto) vengono considerate allo stello livello della manutenzione straordinaria espressa con la Legge di bilancio 2022.
È quindi possibile richiedere la detrazione Irpef del 50% documentando le spese nel momento della dichiarazione dei redditi facendo comunicazione all’Enea, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.
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