Guai in vista per il rifornimento del gas: qualcosa sta cambiando e gli esperti iniziano ad essere spaventati. Ecco cosa accade.
Il problema, secondo la gli esperti, è che ancora non è iniziata la campagna di ristoccaggio del gas. Un mezzo che solitamente inizia ora per finire in estate.
Questo non si sta verificando, con l’annessa preoccupazione per le conseguenze che può determinare in autunno, quando il gas servirà per riscaldare le case degli italiani. Tant’è che a ricorrere ai ripari in qualche modo è stato anche il governo, che ha messo nero su bianco le norme per una limitazione all’utilizzo di termosifoni e condizionatori nelle strutture della pubblica amministrazione. Dall’inizio del mese di maggio, infatti, e fino a fine marzo prossimo (2023) si abbasserà la media della temperatura nei palazzi della pubblica amministrazione, la quale non potrà superare i 19 gradi centigradi. C’è una tolleranza, pari a 2 gradi in più. Limiti anche al contrario: 27 gradi, sempre con due gradi di tolleranza. Tutto questo è inserito nel decreto-legge denominato “Bollette” che è stato approvato dalla Camera (o meglio dalle commissioni ambiente e attività produttive). Questo vale per tutti gli edifici pubblici? Chiaramente no. Dalle limitazioni sono escluse le scuole, gli ospedali e le case di cura.
Crisi energetica, perché il gas ci costa così tanto
Il prezzo dei future olandesi è diminuito e adesso ha toccato quota 84 a 84 euro/MWh, un livello che è simile a quello raggiunto prima della guerra in Ucraina. Questo produrrà una diminuzione della bolletta? La risposta purtroppo è no. Con l’intervento di Bruxelles, volto a rafforzare i livelli di stoccaggio entro novembre, le quotazioni del gas sul mercato di riferimento olandese (TTF) si sono stabilizzate, allontanandosi da quella soglia critica raggiunta a marzo (345 euro/MWh). L’Italia ha portato il livello di stoccaggio al 46%, ma bisognerà ottenere quota il 90% entro autunno per sottrarre un po’ di dipendenza dalla Russia di Putin. Interessante il confronto con altri Paesi. In Germania il livello di riempimento dei depositi è al 44% della capacità. In Spagna al 65%.
Condizionatori e termosifoni, ecco quanto si consuma in numeri
E’ proprio su termosifoni e sui riscaldamenti della case che gli italiani sembrano spendere di più. L’Istat ha reso noto i numeri: il 70 per cento viene consumato proprio nelle abitazioni. D’inverno, il 50,3% utilizza il gas e il 18,3% l’energia elettrica. Di conseguenza anche il costo delle bollette della luce: nel 2019 è stata pari a 47,31 euro/mese.