Diverse sono le ipotesi del governo Draghi per superare la legge che regola l’assegno pensionistico. Ecco cosa potrebbe succedere a breve.
Quello delle pensioni è senza dubbio uno degli argomenti che maggiormente scaldano i cuori e le menti e il portafoglio degli italiani, costretti in alcuni casi a vedersi riconosciuto molto poco rispetto alle aspettative o quanto immaginato durante il percorso professionale.
Al momento il governo guidato da Mario Draghi sta lavorando per non ritornare alla legge Fornero, un testo che ha fatto discutere soprattutto da una certa parte politica molto ostile alle previsioni contenute all’ex ministro del governo Monti. In ballo ci sono anche i sindacati, chiamati di difendere i diritti dei lavoratori, mentre dall’altro ci sono i bilanci dello Stato da contemperare. Inoltre, importante sono le valutazioni in base all’estensione di Quota 41 e al ricorso dell’Ape sociale: tutte le strade sembrano portare ad una pensione che, nel settore, viene chiamata “a due tempi”.
Sostanzialmente si tratta di un pagamento diverso che si modula in base al momento in cui si il lavoratore decide di uscire dal mondo del lavoro. In ogni caso, è da classificare come pensionamento anticipato che deve attenersi ad alcune regole. La prima è l’età anagrafica di 64 anni e 20 anni di contributi versati. Dunque, sarà liquidata subito la pensione contributiva (che si riferisce ai contributi pagati), mentre solo dopo arriverà quella previdenziale (tutele Inps e previdenziali di cui ha diritto il lavoratore). Ecco perché si chiama “a due tempi”, proprio per la diversa tempistica che può subire. Ad ogni modo c’è da evidenziare che si tratta di idee che interessano i ministri. Anche se tra le più quotate, non c’è ancora niente di certo. C’è da trovare l’accordo parte dalla necessità di evitare il ritorno alla Legge Fornero che, scaduta Quota 41, interverrebbe di nuovo sui tempi e le modalità di pensionamento già a partire da gennaio 2023.
Il contribuente può chiedere il pensionamento anticipato quando raggiunge i requisiti minimi per come previsto nel paragrafo precedente. Naturalmente questo significa che si può anche chiedere raggiunti i 64 anni, ma anche successivamente: in sostanza prima di raggiungere la pensione ordinaria, quindi riconosciuta dall’Inps o di altri trattamenti privati riconosciuti per la pensione.
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