Per ottenere una buona pensione è necessario condensare diversi fattori, tra cui una buona contribuzione. Ma a volte può saltare qualcosa e allora bisogna sapere cosa fare.
Quando arriva il momento di andare in pensione c’è da mettere in conto principalmente una domanda: quanti contributi ho accumulato? La domanda è dirimente per potere accedere all’assegno, o meglio per sapere a livello di quantità a quanto ammonterà. E’ vero, da tenere in considerazione c’è anche molto spesso il numero di anni che il soggetto detiene e inoltre possono far leva anche altri fattori come ad esempio il possesso di alcuni requisiti come l’invalidità.
Insomma, sono numerosi i fattori che incidono nella quantificazione della pensione. Tra i più determinanti, come detto, i contributi. Come si sa, essi sono versati dal datore di lavoro durante tutto il percorso professionale. Si può dire che il patrimonio contributivo del lavoro rappresenta un tesoro importantissimo per lui stesso.
Contributi, alcune volte diventa una piaga
Sono numerose le occasioni in cui la cronaca ci ha raccontato di episodi in cui i contributi non sono stati correttamente pagati o versati in maniera non corretta. Questo può rappresentare un problema molto serio per il lavoratore che, dopo una lunga carriera, avrebbe diritto ad una somma degna per poter continuare a vivere e godersi la pensione. Un problema che a volte riguarda anche i lavoratori autonomi, che i contributi devono versarseli da soli: se capitano dimenticanze o altre vicende che rallentano il pagamento, allora il rischio è molto alto e a pagarne le conseguenze sarà lo stesso lavoratore.
Cosa fare se ci sono buchi nella contribuzione
Ecco che allora il lavoratore può dar vita al cosiddetto ravvedimento operoso, una pratica che consente di pagare ciò che manca. Tramite questa operazione il lavoratore paga la parte mancante dei contributi: è uno dei modi più rapidi e senza controindicazioni per sanare e regolarizzare la vicenda. Naturalmente questo sistema fa sì che si evitano procedure sanzionatorie o di attivazione dell’istituto di previdenza. O dell’Agenzia dell’Entrate con le sue tanto temute cartelle esattoriali che provocano pensieri e soldi da cacciare, in alcuni casi anche molto salate.