Sono molti i giovani che rinunciano o non accettano le numerose proposte di lavoro che sono presenti sul mercato del lavoro. E adesso alcuni ristoratori hanno capito perché.
Gli esperti e i tecnici della ristorazione ormai da tempo insistono su un concetto: la difficoltà di assumere cuochi e camerieri. Una delle ragioni maggiormente importanti che vanno evidenziate sono quelle che si legano a questa situazione l’ha disegnata Filippo La Mantia, un cuoco siciliano, che al Corriere della sera ha analizzato bene un aspetto.
Secondo lui, infatti, i ragazzi di oggi hanno molto a cuore il loro tempo, la possibilità di restare liberi anche a tarda notte o nei giorni di festa. Una circostanza diversa da quanto accadeva prima del Coronavirus, quando, secondo La Mantia, i giovani erano pienamente concentrati sul trovare lavoro. Cambio di prospettive.
Lavoro e sfruttamento: dov’è la verità?
La questione dell’orario sembra davvero essere un cruccio da parte del cuoco siciliano, che ha evidenziato le cifre che vengono proposte al suo locale. Circa 1300-1400 euro al mese, netti, per circa 8 ore di lavoro. Anche se il maggiore deterrente sembra essere la paura di dover lavorare fino a mezzanotte. Rifiuta anche l’idea che gli imprenditori della ristorazione siano soliti sfruttare i lavoratori: “E’ una minchiata”, come afferma in una recente intervista lo stesso La Mantia. Parole dure e forti che non lasciano spazio a paure o mezzi termini. Un problema che per lui non esiste almeno, in Italia, che forse si è verificato in altri paesi europei. Ma non qui.
La tentazione del weekend
Alcuni la chiamano e definiscono una situazione drammatica, dove in alcuni casi i ristoratori hanno bisogno di 4 o 5 unità di personale. Il problema rimane sempre il weekend, a cui i ragazzi non riescono a rinunciare e non vogliono farlo in nessun caso, soprattutto da quando esiste la pandemia. Certo, non tutti adottano questo modus operandi, ma c’è anche chi di fronte alle proposte di lavoro ha fatto sapere che, qualora si faccia un contratto regolare, si perderebbero i sussidi ricevuti dallo Stato per la precaria condizione di lavoro, come il Reddito di cittadinanza o altre misure.