La riforma delle pensioni rappresenta sempre un crocevia di preoccupazioni e tensioni nelle maggioranze governative. Ed ecco che così tornano vecchie soluzioni che hanno diviso i partiti.
Gli effetti del conflitto tra Ucraina e Russia hanno conseguenze anche in Italia. Come tutti ormai sanno e vedono, quelli più evidenti si manifestano sul costo dell’energia e sulla benzina. Ma è sempre la politica a governare questi processi, anche quelli internazionali che sembrano così lontani. Ad esempio, una domanda che si può porre è: cosa c’entra la guerra tra Russia e Ucraina sulla riforma delle pensioni? Eppure una risposta c’è: con lo scoppio dell’equilibrio ad est, infatti, è cambiata nettamente l’agenda politica del nostro governo, costretto a rivedere le priorità e gli impegni da affrontare. Tra cui proprio la riforma delle pensioni.
Lo si deve sapere fin da subito: la riforma delle pensioni, come ogni volta, non è mai così facile. Lo fu per la riforma Fornero nel 2012, potrebbe esserlo anche oggi con il Governo Draghi. Il premier questo lo sa ed è consapevole che il tema rischia di far scricchiolare la sua maggioranza e i partiti che la compongono. Ma la strada dell’accordo sembra essere stata individuata, seppur non ci sono tracce nel Documento di Economia e Finanze (DEF) a cui il governo ha dato l’ok. I sindacati sono già preoccupati.
L’idea del Governo è di uscire da Quota 102 (in vigore dall’1 gennaio 2022), che prevede 38 anni di contributi e 64 anni di età. Dal 31 dicembre 2022, secondo la riforma che è sul tavolo dell’esecutivo, ci sarà un cambio di rotta. La proposta è la flessibilità in uscita sotto i 67 anni per come invece stabilito dalla riforma Fornero. Ad una condizione: che gli assegni siano calcolati per intero dal sistema contributivo. Questa alternativa non sembra aver trovato l’ok dei sindacati, molto più inclini ad accogliere una riforma in cui si preveda di poter uscire sotto i 67 anni. I tentativi di mediazione si giocano sul terreno proprio dell’età, con i sindacati pronti a dare il placet su un innalzamento dell’età pensionabile ma che consenta agli addetti dei lavori usuranti di poter accedere prima all’assegno pensione.
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