Anche la banca diventa un luogo dove è a rischio l’integrità fiscale: ecco quando gli istituti di credito rischiano di fare qualche scherzetto ai contribuenti.
Quando si dice “non bisogna fidarsi di nessuno”. Ecco un’altra prova: dal 2022 le banche segnaleranno alcuni conti corrente “sospetti” su cui poi si abbatterà la scure dell’Agenzia delle Entrate, sempre pronta a bacchettare e sanzionare i contribuenti italiani. Qualcuno può chiedere: ma prima le banche mettevano sotto traccia tutto? No, chiaramente. Però non c’era alcun automatismo, per cui era discrezione dell’istituto bancario che di volta in volta, di caso in caso, poteva inviare o meno la segnalazione. Ora cosa c’è di nuovo nella riforma? Adesso invece, in alcuni casi, la segnalazione è trasmessa in automatico. Lo scopo della legge è quello di combattere l’evasione fiscale: e nel mirino principale di questa lotta all’evasione i primi sono i correntisti e i loro conto correnti.
Uno dei rischi maggiori di finire nell’elenco dei “cattivi” è rappresentato dal deposito di somme di denaro in contanti. E’ l’allarme che fa pensare a guadagni non accumulati in forma lecita, essendo molto meno tracciato rispetto ai pagamenti che avvengano su carta di credito, di debito o assegno. Da sapere c’è anche il fatto che la segnalazione non avviene solo quando si depositano: essa può scattare quando anche il correntista preleva una somma molta dallo sportello. Ecco che iniziano a formarsi pensieri e presunte responsabilità da parte della banca che deve allertare l’Agenzia delle entrate.
Le operazioni cosiddette sospette saranno inviate anche all’Unità di informazione finanziaria, denominata anche Uif. Si tratta di un organismo posto in essere dalla Banca d’Italia. Oltre all’evasione fiscali, l’obiettivo è dunque di andare a caccia di reati finanziari come riciclaggio di denaro. Ovviamente, lo step che segue è l’intervento della Repubblica della Repubblica che dovrà iniziare ad avviare le indagini e vagliare le possibilità di commissione di reato. Dunque l’azione dello Stato si indirizza su due binari: l’accertamento fiscale, di cui se ne occupa l’Agenzia delle entrate, e quello penale, competente la giurisdizione penale.
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