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Contributo di solidarietà: sarà davvero una patrimoniale? Cosa dice il Governo

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Salvatore Dimaggio

L’ottanta per cento degli italiani non ce la fa ad andare avanti e serve un contributo di solidarietà per riequilibrare un paese che ha un divario ricchi poveri veramente eccezionale.

Queste sono le premesse del contributo di solidarietà, una proposta che sta facendo molto discutere la politica italiana. Ma vediamo di che cosa si tratta.

La pandemia di Covid e poi l’inflazione acuita dalla guerra in Ucraina hanno pesantemente ampliato il divario ricchi-poveri. Tante famiglie non ce la fanno ad andare avanti e disoccupazione e lavoro povero sono ormai delle vere e proprie emergenze nazionali.

Troppi non ce la fanno ad andare avanti

Ha colpito il dato che addirittura 4 milioni di famiglie non riescono a pagare le bollette nonostante i bonus statali, così come fa impressione la diffusa ansia per il futuro dovuta all’inflazione. Ecco perché adesso la politica si interroga sul contributo di solidarietà.

Ad andare in questa direzione sono 5 stelle ma soprattutto CGIL. Infatti il segretario della CGIL, Landini ha proposto un contributo di solidarietà per aiutare proprio quello 80% di italiani che non ce la fa ad andare avanti. L’Italia ha bisogno di spese sociali per sostenere più poveri ma chiaramente con il suo bilancio non ce la fa, e così CGIL propone un contributo di solidarietà. La Lega e altre forze politiche di centro-destra stanno duramente contestando questa misura accusata di essere una patrimoniale.

Come può funzionare il contributo di solidarietà

Ma vediamo come potrebbe funzionare concretamente. Il contributo di solidarietà dovrebbe essere una tassa una tantum del 1% sui patrimoni superiori ad 1,2 milioni di euro. Dunque si tratterebbe di tassare il 5% più ricco del paese per aiutare chi proprio non ce la fa ad andare avanti. Si tratta di una proposta che chiaramente sta suscitando anche discussioni ma a quello che risulta attualmente il Governo non sembra intenzionato ad andare in questa direzione. Tuttavia l’esecutivo non ha chiuso la porta nei confronti di misure di redistribuzione sociale perché effettivamente l’emergenza sociale in Italia è fortissima.

Politiche redistributive

Ciò che preoccupa il Governo in particolare è la previsione fatta dalla Banca d’Italia dei possibili due anni di recensione. Infatti se la Russia dovesse chiudere i rubinetti del gas, secondo la banca d’Italia, il paese rischia addirittura due anni di recessione. In uno scenario del genere sarebbero proprio i più poveri ad essere ancora più nei guai e di conseguenza il Governo sta valutando misure effettivamente redistributive.

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