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Fisco, se guadagni meno di 30 mila euro avrai un problema

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Edoardo Corasaniti

Cosa accade per il ceto medio dopo l’entrata in vigore della riforma fiscale. Meglio conoscere prima le conseguenze di non arrivare a guadagnare 30mila euro all’anno.

(Pixabay)

Che la riforma fiscale dovesse provocare effetti questo era sicuro. Bisognava solo aspettare e raccoglierne i frutti. Ecco così che dalle prime battute è possibile ricavarne qualche risultato. E’ la busta paga che ne risente, soprattutto per una fascia determinata di lavoratori e cittadini. Sono quelli del ceto medio, con un reddito inferiore ai 30mila euro. Quanto descritto è fondato su due pilastri: la riduzione delle aliquote Irpef da una parte, il welfare per le famiglie, con l’introduzione dell’assegno unico, dall’altro. Di fatto, la nuova Irpef ha previsto dei cambiamenti decisivi per l’erogazione del trattamento integrativo, il cosiddetto Bonus Renzi. I 100 euro in busta paga, infatti, da gennaio 2022 vengono incassati solo da chi ha redditi inferiori a 15mila euro.

Bonus, ecco a chi toccano

(Flickr.com)

Il popolo dei contribuenti con redditi compresi nella fascia 15-28mila euro possono accedere al bonus solo se somma delle detrazioni siano superiori alle imposte lorde rispetto alle spese sostenute fino al 31 dicembre 2021. Ciò che è da considerare sono gli articoli 12 e 13 del Tuir: quindi i mutui, interventi di ristrutturazione nelle abitazioni.

La beffa del ceto medio

(Ansa, Parigi)

La beffa quindi la subisce chi percepisce un reddito annuale compreso tra i 15mila e i 28mila euro: “Da 15 a 28mila, purtroppo, hanno una sorta di verifica della capienza, una clausola di salvaguardia ma solo nel caso in cui ci siano queste spese sostenute.[…] E per milioni dipendenti sotto i 28mila euro di reddito il trattamento integrativo voleva dire una sostanziale differenza di possibilità e capacità di spesa. Vi si faceva affidamento, e ora improvvisamente è stato tolto. Sembra che se hai avuto capacità di spesa e hai fatto investimenti di ristrutturazione, sei più agevolato rispetto ad altri che hanno avuto più difficoltà a fare determinate spese e che però non possono usufruire del trattamento integrativo”. A spiegare la situazione scomoda per i lavoratori di fascia media è una voce autorevole, quella del presidente dell’associazione nazionale commercialisti che, intervistato da Money.it, ha evidenziato le contraddizioni della misura.

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