La questione dei decaduti dalla Pace fiscale è sempre più scottante e se in un primo momento il Governo era sembrato inamovibile, poi le cose sono cambiate.
Vediamo tutte le novità in merito a questa questione così delicata. Sono addirittura 530 mila i contribuenti che non sono in regola con le rate.
Ma se fino a qualche settimana fa per loro sembrava che non ci fosse speranza, oggi sappiamo che dal Governo ci sono delle nuove finestre ed arrivano anche le nuove date per rimettersi in regola.
La pace fiscale non è bastata a tanti
Rottamazione ter e saldo e stralcio erano stati una grandissima opportunità che oltre un milione di italiani ha preso al volo.
Ma mentre la maggior parte di essi è riuscito a stare in regola con le varie rate previste dalla norma, ben 530 mila contribuenti non sono riusciti ad onorare i pagamenti delle rate nei tempi giusti. L’ultima scadenza era alla fine del 2021 e la posizione di tutti questi contribuenti è diventata scottante. Infatti il 9 dicembre scadeva il termine ultimo per rimettersi in regola con le rate, ma tanti non ce l’hanno fatta. Con le nuove date pubblicate in Gazzetta Ufficiale anche chi è decaduto dai benefici potrà conservarli tutti come se la scadenza fatidica del 9 dicembre scorso non fosse stata violata.
Le nuove date che fanno respirare i contribuenti
Vediamo concretamente qual è il nuovo calendario previsto dal Governo e quali sono i termini ultimi per stare in regola. Tutte le rate che inizialmente scadevano nel 2020 dovranno essere assolutamente saldate entro il 30 aprile 2022. Se si rispetterà questo ultimo termine si sarà considerati in regola con la pace fiscale e non ci saranno ulteriori conseguenze. Tutte le rate relative al 2021 dovranno invece essere pagate entro il termine del 31 luglio 2022. Anche qui vale il discorso fatto sopra: rispettando questo termine non si incorrerà in nessuna conseguenza e si conserveranno i benefici originariamente previsti.
2022 e fragilità della misura
Per quanto riguarda le rate di questo 2022, la scadenza ultima è quella del 30 novembre. Va comunque sia ricordato che anche per queste tre date ci sono i cinque giorni di tolleranza usualmente concessi. Ma queste scadenze saranno davvero risolutive? Non pochi hanno dei dubbi. La situazione delle imprese e delle Partite IVA italiane è davvero critica con i continui rincari delle materie prime e dell’energia. Davvero tante minacciano di chiudere e può darsi benissimo che questi nuovi termini in realtà non saranno risolutivi come il Governo auspica.