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Superbonus e rincari di guerra: analizziamo chi rischia di fermarsi

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Salvatore Dimaggio

Superbonus: la guerra lo mette in ginocchio e i cantieri si fermano. Cerchiamo di fare chiarezza su un tema delicatissimo.

La guerra in Ucraina è un dramma che sta sconvolgendo il mondo, ma è anche un dramma economico ed i bonus casa ne sanno qualcosa. L’imprevisto attacco russo in Ucraina ha fatto impazzire le borse mondiali e rischia di imporre un peso economico pesantissimo al nostro Paese. Gli economisti cercano di fare il conto dei danni ma con ogni probabilità l’Italia finirà in recessione. Un report di ieri di Goldman Sachs faceva questa fosca previsione in merito al nostro Paese.

Ma il primo comparto a fermarsi potrebbe proprio essere quello dei bonus casa. Vediamo perché. La più grande minaccia che grava sul mondo dei bonus casa sembrava essere la stretta sulla cessione dei crediti. Questa stretta poi è rientrata perché adesso la cessione dei crediti multipla è di nuovo possibile. Ma i paletti stabiliti dal governo sono secondo le associazioni dell’edilizia veramente troppo stringenti e anche la piattaforma di Poste Italiane ha riaperto i battenti ma con limitazioni veramente pesanti.

Proiezioni delle dinamiche di prezzo

Molti si chiedono se sia ancora il caso di utilizzare i bonus dell’edilizia, ma adesso l’ombra della guerra sembra sparigliare le carte ancora di più. I cantieri infatti iniziano a farsi i conti e le proiezioni sugli aumenti dei costi delle materie prime sembrerebbero rendere la maggior parte dei lavori praticamente in perdita. Dunque se le materie prime dovessero effettivamente continuare a salire secondo quanto gli esperti temono in virtù della guerra, far proseguire i cantieri non avrebbe più senso.

Ma a chi conviene davvero?

Ma il bonus casa attira ancora gli italiani? Nomisma in un sondaggio realizzato prima della terribile guerra faceva notare come gli italiani in realtà oggi siano molto meno attratti dal bonus casa. Secondo gli esperti del mondo dell’edilizia la guerra in Ucraina può rappresentare davvero la parola fine per questo mondo. La questione forse più scottante è quella del prezzario MiTE.

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Il prezzario è già stato pubblicato ed ha sancito un aumento dei massimali pari al 20%. Sicuramente margini più ampi rispetto a qualche mese fa, ma oggi questo 20% è sufficiente? No. Non è più sufficiente oggi e probabilmente lo sarà ancor meno domani. Ma pensare ad un nuovo adeguamento dei massimali oggi è irrealistico. Il prossimo ritocco alle soglie sarà tra un anno.

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