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Bonus casa: “si rischia per niente” aumento a tre cessioni fa flop

Il Governo Draghi voleva far ripartire i cantieri dopo il tremendo stop imposto dalla stretta sulla cessione dei crediti, ma dal mondo dell’edilizia arrivano brutte notizie.

A quanto pare le cose non stanno andando come previsto. Alla fine dello scorso anno i Bonus casa erano stati praticamente tutti confermati e sembrava che per il 2022 l’industria del bonus dovesse continuare a marciare a pieno regime. In realtà poi le cose sono andate in modo diametralmente opposto.

L’aumento del costo delle materie prime, ma soprattutto la scoperta di 4,4 miliardi di frodi nell’ambito dei bonus hanno costretto il governo ad una stretta senza precedenti. Il governo infatti aveva in un primo tempo proibito le cessioni dei crediti multiple. Una misura durissima che il mondo dell’edilizia ma anche tante forze politiche (soprattutto i 5 Stelle e la Lega) avevano duramente contestato. Il Governo è tornato sui suoi passi con una nuova regolamentazione sulla cessione dei crediti Multipla che però sta creando più problemi che altro.

La nuova normativa non convince

Cerchiamo di capire perché. Teoricamente con la nuova normativa, la cessione dei crediti ritorna ad essere multipla ma con un tetto a tre cessioni. In un primo tempo questo non era sembrato un grandissimo intoppo per il mondo dei bonus. Ma quando ci sono chiarite le altre regole, ecco che le cose hanno cominciato a prendere una piega diversa. Innanzitutto dopo la prima cessione tutte le altre potranno essere fatte soltanto tra banche selezionate e sotto il controllo della banca d’Italia.

Norme troppo dure

Poi il credito non potrà più essere anonimo ma dovrà essere contraddistinto da un codice identificativo che lo dovrà accompagnare in tutte le cessioni successive. Questo tra l’altro significa anche che il credito non è frazionabile e che deve viaggiare sempre in modo unitario. Ma la norma più dura è stata quella a carico dei tecnici asseveratori. Infatti in caso di errore sull’asseverazione dei costi il tecnico rischia una sanzione da 50.000 a €100.000 e la detenzione da 2 a 5 anni.

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Molti esperti del mondo dell’edilizia hanno giudicato questa normativa troppo dura e punitiva e assicurano che così i cantieri non ripartiranno. La delusione nel mondo dell’edilizia è forte e nelle prossime settimane si potrà effettivamente capire quanti dei cantieri bloccati sono ripartiti e quanti no ma le perplessità sono piuttosto pesanti.

Salvatore Dimaggio

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