Il Fatto Quotidiano ha pubblicato in questi giorni un’inchiesta in cui vengono resi noti i problemi tra Stellantis e il fisco italiano, iniziati quando il gruppo si è trasferito dall’Italia dimenticandosi di pagare una tassa molto importante. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Alla fine, sembra che l’esecutivo guidato da Mario Draghi abbia deciso di dare retta alla richiesta di aiuto economico arrivata settimana fa dall’amministratore delegato di Stellantis Carlo Tavares, e ha ufficializzato una nuova iniezione di liquidità per l’intero settore delle automotive. Una scelta che adesso criticano in molti, che accusano il governo di seguire le direttive di un’azienda che ormai da tempo ha scelto di non pagare più le tasse in Italia. Era il 2014 infatti quando la società che portava ancora il nome di Fiat, decise di trasferire la sua sede legale e fiscale nei Paesi Bassi. La famiglia Elkann commise però un errore: si dimenticò di pagare, volendo essere garantisti, la cosiddetta Exit Tax, ovvero un contributo economico che gli imprenditori sono costretti a versare allo stato italiano, nel caso in cui decidano di delocalizzare totalmente azienda e impianto di produzione senza mantenere alcuni tipo di legame con il territorio.
Ma non solo perché come rivela uno scoop recente portato avanti dal Fatto Quotidiano, il fisco italiano a un certo punto iniziò a contestare un mancato gettito dell’azienda di oltre un miliardo di euro, e alcune plusvalenza nascoste per una cifra vicina ai cinque milioni di euro. Sembra che in seguito si sia giunti ad un accordo con il fisco, ma il Fatto racconta anche della profonda irritazione degli Elkann nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, che avrebbero palesato anche nel corso dell’ultimo incontro con Draghi.
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Di sicuro, lo scoop riportato dal fatto non può lasciare indifferenti, anche perchè viene anche raccontata l’indiscrezione secondo cui si applicherà uno sconto di oltre il 50 per cento per sanare queste violazioni fiscali. Una scelta che insieme ai nuovi fondi per il settore che riguarderanno anche Stellantis, rappresenta secondo molti un trattamento di favore alla famiglia Elkann.
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