La situazione dei carburanti italiani è davvero preoccupante e gli autotrasportatori lanciano un grido d’allarme.
L’inflazione ha portato la benzina a sfondare la soglia critica dei €2 per litro.
Gli analisti sostengono che gli aumenti continueranno perché non si vedono schiarite per quanto riguarda il mercato del petrolio e quello del gas naturale. Per i cittadini è un autentico salasso e le associazioni a tutela dei consumatori sono sul piede di guerra. Gli aumenti tremendi sul fronte delle bollette della benzina rischiano davvero di mettere in crisi la tenuta sociale perché per chi è in condizioni di fragilità andare avanti è diventato troppo difficile. Ma il problema ormai è quello del blocco merci. Vediamo cosa sta succedendo. Le associazioni di categoria degli autotrasportatori denunciano come ormai il pieno per un TIR sia arrivato alla cifra mastodontica di €1200. In realtà probabilmente questa soglia in molti casi è stata anche superata.
Supermercati vuoti: muovere i mezzi costa troppo
Di conseguenza per tanti autotrasportatori è diventato sconveniente muovere le merci ed il rischio concreto è quello che tante realtà dell’autotrasporto decidano di fermarsi. Gli esperti avvertono che i rincari della benzina rischiano di avere perciò un effetto per così dire sistemico. Non soltanto colpiscono direttamente le famiglie ma rischiano di rendere sempre più difficile lo spostamento delle merci. Di conseguenza si potrebbe creare un effetto domino che potrebbe coinvolgere tanto i supermercati quanto le aziende che non riuscirebbero ad avere le materie prime per la produzione. Ma d’altra parte tante aziende già si stanno fermando proprio a causa del caro energia.
Come uscirne ed il danno occupazionale
Il governo promette bonus ed aiuti e sta intervenendo per quanto possibile, ma i rincari sono talmente forti che molti temono. Oltre al danno per le famiglie ed al rischio dei supermercati vuoti, il problema diventa anche occupazionale. Infatti il rallentamento forte dell’economia imposto dalla stangata su energia e carburanti può costare davvero tanti posti di lavoro. I sindacati più volte si sono detti allarmati da come l’aumento dei costi stia strozzando la ripresa.
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Infatti l’aumento delle materie prime e dei costi energetici ha costretto tante aziende a rallentare la produzione o a ridurla. Un vero e proprio cortocircuito che è tipico dei momenti di forte inflazione, ma che mette a repentaglio chi è più debole. Peraltro tutto questo cade in un momento nel quel ben 70.000 mila lavoratori del settore automobilisti cono a rischio a causa della transizione verso l’elettrico.