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Soldi fermi sul conto: che perdita, del doppio errore ti accorgi dopo

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Salvatore Dimaggio

Tanti italiani attualmente hanno i propri soldi fermi sul conto ma l’inflazione non perdona.

L’inflazione a gennaio ha fatto registrare un picco che non si vedeva da decenni attestandosi al 4,6%. Valori da brivido che ne il governo ne la Banca Centrale Europea stanno facendo niente per contrastare. O meglio, se la Banca Centrale Europea mantiene incomprensibilmente i tassi a zero facendo esplodere l’inflazione, il governo sta ponendo in essere misure per arginarla ma purtroppo attualmente non sembrano essere sufficienti. Tanti italiani hanno i soldi fermi sul conto non volendo avventurarsi in investimenti che non comprendono o che potrebbero rivelarsi assai pericolosi. Questo è comprensibile visti gli scossoni della borsa e dell’economia in generale ed anche il panico dovuto al recente crollo delle criptovalute. Ma questo purtroppo è un doppio errore. Innanzitutto i soldi fermi sul conto a causa dell’inflazione rimangono apparentemente intoccati, ma il loro reale potere d’acquisto scende molto velocemente e questa è una tassa peggiore di qualsiasi patrimoniale all’atto pratico.

Un doppio danno per i risparmi

Ma la paradossale scelta della Banca Centrale Europea di tenere i tassi completamente slegati dall’inflazione fa sì che la banca sia costretta a farci pagare anche una tassa per tenere i soldi sul conto. Di conseguenza non soltanto i soldi si stanno depauperando di valore reale ma vengono anche tassati perché la giacenza rappresenta un peso per la banca che li ospita. È una situazione piuttosto paradossale perché in passato quando l’inflazione era alta, la banca poteva offrire un certo tasso perfino per i soldi liberi, ma oggi purtroppo non è così. Ecco perché tanti Italiani si stanno orientando verso i buoni fruttiferi postali e negli articoli linkati sotto vediamo quali sono i più convenienti e le eventuali alternative da preferire.

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Ma prendere buone decisioni è ancor più importante.

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