Unioncamere-Anpal parla di circa mezzo milione di posti di lavoro disponibili a gennaio.
Le aziende sono a caccia, ma non trovano lavoratori. Un paradosso stridente perché in realtà tantissimi italiani sono in cerca di lavoro e non riescono a dare stabilità alla propria vita. Il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro è una reale piaga per il nostro paese perché abbiamo aziende che soffrono per i troppi posti scoperti e contemporaneamente gente che vive al di sotto della soglia della povertà. Ma com’è possibile questo paradosso? Il problema è la formazione. Le figure ricercate sono figure con una professionalità piuttosto elevata. Al primo posto ci sono gli esperti di informatica e telecomunicazioni. Parliamo delle cosiddette competenze Stem che in Italia latitano. Soprattutto le donne con competenze Stem sono pochissime. Quando si parla di big data, intelligenza artificiale, sicurezza delle reti, eccetera, ecco che il numero di lavoratori disponibili scende clamorosamente.
Un paradosso amaro
Le competenze nella programmazione sono sempre molto ricercate, ma carenti. Non si deve fare tuttavia l’errore di credere che sia soltanto il mondo del digitale a cercare lavoratori. Artigiani esperti nel legno o in altro genere di lavorazione sono anche molto ricercati e poco trovati. Il problema parte a monte e parte ovviamente dalla scuola. La scuola tiene parcheggiati per anni dei ragazzi che non traggono da questo periodo inverosimilmente lungo, le competenze utili a trovare lavoro e cominciare una vita dignitosa e purtroppo il disallineamento che oggi Unioncamere registra è semplicemente la conseguenza di ciò. In pratica sono le aziende a dover formare (ma non sempre è possibile) a partire da competenze simili.
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A soffrirne è tanto il lato della domanda che quello dell’offerta.
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Non sempre è facile creare tra azienda ed aspirante lavoratore quel patto di fiducia che possa spingere l’azienda a formarlo a sue spese.