Vediamo che cosa succede se si è costretti dalle esigenze della vita a cambiare indirizzo.
Nei confronti del fisco la questione è più complessa di quanto non si creda. A chiunque può capitare per tutta una serie di ragioni di dover cambiare la propria abitazione. E’ una cosa assolutamente normale che può succedere anche più volte nella vita. Può sembrare un’operazione apparentemente banale ma come vedremo nei confronti del fisco è importante capire bene che cosa succede e come muoversi perché si può rischiare grosso. Su questa questione è intervenuta recentemente la Cassazione con un’ordinanza che fa chiarezza riguardo a questo stato di cose. Tutti noi intratteniamo col fisco una corrispondenza che purtroppo è poco piacevole. Ma quando cambiamo indirizzo questa corrispondenza inevitabilmente deve seguirci. Proprio per questo è molto importante capire bene i tempi e modi in cui ciò avviene.
Attenzione ai tempi
Per quanto concerne la notificazione degli atti tributari è molto importante capire bene dopo quanto tempo ha concreta efficacia il cambio di indirizzo. La Corte di Cassazione con ordinanza 41137 del 22 dicembre 2021 ha fatto chiarezza sulla questione. Vediamo le novità di questo recentissimo pronunciamento. Per quanto concerne gli atti tributari, il cambio di indirizzo è opponibile all’erario solo dopo che siano passati esattamente 30 giorni dalla variazione anagrafica. Vediamo cosa cambia in concreto questo per il contribuente. Se un accertamento, per fare un esempio, viene notificato al vecchio indirizzo prima del trentesimo giorno dalla variazione anagrafica ciò è valido. Se avviene invece 30 giorni dopo la variazione anagrafica, ecco che la notifica non è più valida ed è la pubblica amministrazione ad essere in difetto.
Leggi anche: Bonus bollette 2022: arrivano due vie diverse per averlo
E’ proprio questo che era capitato nel caso sottoposto alla Cassazione.
Leggi anche: Fisco 2022: l’errore banale che può costare caro a tanti
Dunque guai a dimenticare i 30 giorni dalla variazione anagrafica.