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Omicron, inflazione e Fed possono uccidere la borsa

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Salvatore Dimaggio

Continua sulle borse mondiali quella perdurante debolezza che sta contraddistinguendo questa settimana borsistica.

Tanti gli elementi di tensione che pesano sui mercati. Innanzitutto c’è la variante omicron che sta dando forza alla quarta ondata e che rischia di rallentare la ripresa europea. Poi c’è il grande piano infrastrutturale voluto da Joe Biden che è crollato miseramente a picco. Dopo il default di Evergrande è sempre più chiara la marcata fragilità dell’economia cinese. Ma a pesare probabilmente più di tutto sul mercato è proprio l’inflazione. Si tratta di un’inflazione forte robusta e perdurante come non la si vedeva da decenni. Infatti l’inflazione negli Stati Uniti è ai massimi dal 1982 e anche in Europa la situazione non è diversa. Per i cittadini diventa quasi impossibile arrivare a fine mese e non dimentichiamo che la bolletta del gas per noi italiani a gennaio cresce addirittura del 60%. Per le imprese produrre è estremamente difficile e di conseguenza la Federal Reserve ha cominciato a ragionare a comportarsi come un falco.

Tre aumenti dei tassi: e le borse sono in ansia

Ben 3 aumenti dei tassi nel 2022: questo ha promesso Powell e le borse gli hanno creduto subito. Questo significa fragilità e debolezza per le borse mondiali perché con i tassi più alti, le borse non possono più crescere al ritmo dissennato con il quale sono cresciute nei mesi e anni precedenti. Ma ormai l’inflazione è troppo forte e le banche centrali devono cambiare rotta. Dunque sarà un 2022 all’insegna dell’austerità per quanto riguarda le borse e se dovessero manifestarsi altri eventi catastrofici del genere, come ad esempio una quarta ondata particolarmente violenta, il supporto delle banche centrali questa volta potrebbe non essere abbastanza efficace.

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Per gli investitori è certamente un momento di apprensione.

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Tassi in salita vogliono dire borse a rischio di crollo in un contesto così complesso.

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