Il Presidente dell’INPS Tridico dice che il sistema pensionistico non può reggere così com’è ed il Governo deve varare misure lacrime e sangue.
Per i sindacati questo si traduce in una mazzata sulle pensioni veramente notevole. Pertanto il governo sta andando verso il ricalcolo contributivo. La mazzata per le pensioni sarebbe spaventosa. Parliamo di un taglio di oltre il 30% sull’assegno lordo. E’ l’Osservatorio previdenza della CGIL e della fondazione Di Vittorio a fornire questi numeri che purtroppo sono davvero pesantissimi. Su Today vengono riportate alcune simulazioni fornite da Ezio Cigna responsabile delle politiche previdenziali della CGIL nazionale. La simulazione ruota attorno ad una retribuzione di 20.000 euro e con 30 anni di contributi. La simulazione dell’esperto mette in luce come col sistema attuale il futuro pensionato dovrebbe percepire 870 euro. Questa cifra viene fuori dall’utilizzo del sistema misto. Ma il problema ovviamente arriva col ricalcolo contributivo. Qui si evidenzia la stangata. La pensione scenderebbe a 674 euro. Il fatto è che questa non è neppure una delle simulazioni peggiori.
Ci sono casi nei quali si arriva a superare il 30% di taglio. Insomma, i prossimi pensionati rischiano il baratro della povertà. Il problema è che l’età di 67 anni che è quella attualmente contemplata, è un’età avanzatissima e i modi per uscire prima sono gravati da condizioni capestro. Opzione donna ne è un buon esempio. Il tavolo delle trattative tra governo e parti sociali riparte, ma il problema è che col sistema contributivo e senza una quota di sistema retributivo, le pensioni diventano bassissime. Cifre da barzelletta che vedrebbero i pensionati al di sotto della soglia di povertà. Riporta sempre Today che la maggior parte di chi ha cominciato a lavorare a metà degli anni ’90 avrà una pensione al di sotto della soglia di povertà. A di là delle varie opzioni in campo che sono teoricamente tante, i problemi restano due.
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Il primo è che le autorità internazionali stanno facendo un forte pressing sul Governo Draghi per una forte austerità sul fronte pensionistico.
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Il secondo è che se il governo si dovesse irrigidire sul metodo retributivo, sostanzialmente per i pensionati da oggi in poi sarebbe una vera catastrofe.
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